BREVE STORIA DELL’ORDINE MARTINISTA UNIVERSALE

 Tendenza umana è perdere la memoria degli eventi, o, peggio, alterarne i contenuti. Dovere dunque di un testimone che si sforzi di essere fedele e verace è tramandare ciò che in lui resta degli eventi stessi. Questo, per quanto riguarda la storia recente dell’Ordine Martinista Universale, è compito precipuo e particolarissimo del Decano dell’Ordine, che, consultati anche i documenti ufficiali, ha avuto la possibilità di stilare il testo che segue.
L’autore di queste note fu associato al Martinismo da Aloysius (Luigi Furlotti) il 17 gennaio 1971, quando l’Ordine – in linea diretta con la filiazione di Papus – si chiamava semplicemente Ordine Martinista e sul trono della Grande Montagna di Venezia sedeva il Sovrano Gran Maestro Aldebaran (Gastone Ventura). Da tempo, profonde incompatibilità dividevano il Gran Maestro dal Gran Maestro Aggiunto Nebo (Francesco Brunelli) e gli echi di queste incomprensioni sono chiaramente ed ampiamente percettibili nei libri che i due personaggi – che erano senza dubbio i massimi esponenti del Martinismo italiano di quegli anni – scrissero a sostegno delle rispettive posizioni. Il 31 ottobre di quello stesso 1971, comunque, sette Iniziatori, che non si riconoscevano più nella linea del Gran Maestro, si riunirono a Roma per fondare l’Ordine Martinista di Lingua Italica, il quale, rispetto alla struttura madre, si differenziava per un maggiore impulso dato alle pratiche magico-teurgiche di Ambelain, di schietta ispirazione martinezista, senza per questo allontanarsi troppo dalla linea, per così dire devozionale, di Saint Martin. In sostanza si prendevano le distanze da Aldebaran, accusato di tenere in piedi un Ordine nella linea di Papus, quasi per niente operativo, ma basato, soprattutto, sulla speculazione filosofico-metafisica, un Ordine, in definitiva, che in poco o nulla si discostava dalla Massoneria.
Ed ecco i nomi di quei sette Iniziatori: Aloysius (Luigi Furlotti), Nebo (Francesco Brunelli), Sette, Lucius (Claudio Travaglini), Sirius (Giuseppe Rossi), Melkior (Alessandro Gamerra) e Ignis. L’indicazione che in questo testo stiamo dando del nome profano accanto a quello iniziatico sta a significare, in base ad una consolidata tradizione non scritta, che la persona in questione è passata a miglior vita. Dei due sopravvissuti a quell’incontro, nessuno fa attualmente parte dell’Ordine Martinista Universale. All’unanimità, in quella circostanza, Aloysius fu eletto Gran Maestro, Nebo designato Gran Maestro Aggiunto e Sette Gran Segretario-Tesoriere. Vale la pena riportare i passi essenziali del verbale che fu elaborato in occasione di quella storica riunione. “All’unanimità – si legge nel verbale – i presenti decidono, onde continuare l’attività tanto fiorente del Martinismo Italiano, di costituire, come costituiscono con atto decisionale, l’ORDINE MARTINISTA DI LINGUA ITALICA come sezione nazionale italiana del Martinismo Universale, nella strettissima e rigida osservanza della Tradizione Martinista com’è stata tramandata dai Maestri Passati, primo fra tutti Louis Claude de Saint Martin, in tutti i suoi aspetti (Martinezista, Willermozista e Martinismo vero e proprio) in piena apertura e fraterna relazione con il Martinismo mondiale in tutte le sue applicazioni e le sue derivazioni ed alleanze tradizionali quali l’Ordine Cabalistico della Rosa+Croce, il Gran Priorato dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa, l’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen e la Chiesa Gnostica Apostolica Universale”. E ancora: ” I fratelli Iniziatori dovranno godere della più ampia libertà nell’adozione di tecniche e forme ritenute idonee sia al loro personale orientamento nel lavoro di ricerca, sia alla struttura psico-fisica ed allo stato culturale dei propri discepoli, il tutto, naturalmente, nell’assoluto rispetto dell’essenza dell’Iniziazione Martinista, la quale, specie nel suo simbolismo, sarà codificata dal Gran Maestro ed approvata dal Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori”. Il verbale si conclude con l'”affermazione categorica circa l’unicità dell’Ordine nell’ambito del territorio nazionale italiano e assoluto divieto ai propri membri di accedere a polemiche con fratelli che, pur sempre considerati tali in virtù dell’atto iniziatico, si sono posti su di un piano antitradizionale con abuso di poteri”.
Appena sei mesi dopo la riunione di Roma, all’età di 63 anni, il Gran Maestro Aloysius morì. Era il 29 aprile 1972. Nel mese di settembre di quello stesso anno, a Perugia, fu eletto Nebo, anch’egli con l’unanimità dei consensi. Nel corso della stessa riunione fu varato il nuovo statuto dell’Ordine nel quale, tra i provvedimenti più importanti si ribadisce che “il Gran Maestro ha solo poteri delegati dal Supremo Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori di cui è Presidente” e che “il Filosofo Incognito ha potere incondizionato sulla sua Loggia in quanto ne è il Sole e il Padre”. I dieci anni della Grande Maestranza di Nebo (dal 1972 al 1982) furono caratterizzati da un’intensa e vivace attività operativa e da una capillarità di interventi in quasi tutte le regioni italiane, mai più eguagliate, al punto che si giunse ad avere in piedilista più di trecento Martinisti attivi e operanti. I principali poli di attrazione dell’Ordine in quegli anni furono principalmente Perugia (la città dove Brunelli viveva e svolgeva il suo lavoro di medico) e Roma, dove l’attivissimo Ram (Vincenzo Mura) aveva creato cinque Iniziatori e dove operavano anche Sette e Libertus; ma anche a Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Taranto e Palermo le logge fiorivano e gemmavano (cioè da una loggia se ne generavano altre) in quella che non sembri enfatico definire una vera e propria primavera iniziatica. Nel 1973 Ram subentra nella carica di Gran Segretario-Tesoriere a Sette, che nel frattempo è stato nominato Gran Maestro Aggiunto. Il 13 settembre 1974 l’Ordine Martinista di Lingua Italica assume la denominazione di Ordine Martinista Antico e Tradizionale per marcare con maggiore forza il distacco dall’Ordine cosiddetto “di Venezia” di ispirazione papusiana.
A metà degli anni settanta viene elaborato da Nebo e distribuito il libro Daleth, una sorta di vademecum teorico-pratico riservato agli Iniziatori. Nel 1975 Sette si ritira dall’attività, Ram viene nominato Gran Maestro Aggiunto e nella carica di Gran Segretario gli subentra Libertus (Renato Comin), sostituito a sua volta nel 1976 da Ioram (Mario Bottazzi). Uno dei problemi iniziatici fondamentali che Nebo non poté, o non fece in tempo a risolvere riguarda la creazione degli Iniziatori. In sostanza si tratta di questo: avendo il Gran Maestro ricevuto per delega dal Collegio degli Iniziatori il deposito e il potere iniziatico dell’Ordine, toccherebbe esclusivamente a lui l’operazione magico-sacrale relativa alla creazione di nuovi Iniziatori, ovviamente su indicazione vincolante dell’Iniziatore che ha portato l’aspirante fino al terzo grado. Così accadeva in passato, ma nella pratica, da qualche tempo ed esclusivamente per ragioni logistiche, nel Martinismo italiano era invalso l’uso, da parte del Gran Maestro, di delegare a sua volta questo compito ai singoli Iniziatori. Si tratta di un principio antitradizionale contro il quale si pronunciò più di una volta l’attuale successore di Nebo. A settembre del 1981, durante il Collegio degli Iniziatori che si tiene a Città della Pieve, l’ultimo cui partecipa Nebo, il Gran Maestro fa mettere a verbale il seguente testo: “Il Gran Maestro, dopo aver fatto presente che gravi sono i momenti e grossi sono i problemi che il prossimo futuro riserva all’umanità e che è compito delle tradizionali Assemblee Invisibili e delle Associazioni Iniziatiche di svolgere un’opera di purificazione dell’aura del nostro Paese affinché i futuri avvenimenti di progresso umano possano svolgersi in un’atmosfera di minor tensione sul piano esoterico, crede giunto il momento di porre al Consiglio Nazionale dei S.I.I. l’interrogativo se sia il caso di ricercare la via per adire, nella più stretta osservanza delle tradizioni, ad una forma di operatività superiore. I tempi sono maturi affinché ad una operatività esoterica nel quaternario si accompagni una operatività sul piano eonico, e rende manifesto l’intendimento della Assemblea dei Reau-Croix di richiamare all’effettiva operatività l’Ordine degli Eletti Cohen. L’intendimento di questo superiore Ordine interiore sarebbe quello di porre a disposizione di quei S.I.I. che saranno ritenuti a ciò preparati ed accettati dalla “Chose”, la possibilità di una operatività superiore”. Non se ne fece nulla, ma tanto bastò perché si cominciasse a sussurrare di discriminazione tra Iniziatori di serie A e di serie B. È da notare, inoltre, che un anno prima di questo suo intervento lo stesso Nebo aveva consegnato a pochi Iniziatori di sua scelta, sotto il vincolo del segreto assoluto, i libri manoscritti “P” e “T” sulle purificazioni e sui risvolti occulti dell’operazione solstiziale trasmutatoria. Il segreto, come purtroppo suole accadere anche in ambito iniziatico, fu mantenuto solo da pochissimi destinatari dei libri (tra i quali c’è l’autore di queste note che quei libri usò e che religiosamente conserva); non sembra dunque improprio ritenere che queste due circostanze, sommandosi, abbiano indotto alcuni Iniziatori a credere, erroneamente se non addirittura in malafede, che il Gran Maestro Nebo avesse in animo di creare un cerchio interno, occulto e segreto, che di fatto avrebbe esercitato il più ampio potere nella gestione dell’Ordine.
Il 1982 fu l'”annus horribilis” nella storia dell’Ordine, segnato dalla decapitazione del vertice, con la scomparsa del Gran Maestro Aggiunto Ram, seguita, a distanza di pochi mesi, da quella del Gran Maestro Nebo. I disegni occulti del Grande Artefice dei Mondi vollero che in quello stesso anno passasse alla Montagna Eterna anche Aldebaran (Gastone Ventura), Gran Maestro dell’Ordine di Venezia. Ma vediamo un po’ più da vicino come si svolsero i fatti. Il Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori si riunisce a Roma il 9 maggio 1982. Per la prima volta non è presente Nebo, che appena un mese prima ha subito un delicato quanto inutile intervento chirurgico ad un polmone. E non è presente il Gran Maestro Aggiunto Ram, deceduto il 16 marzo all’età di 74 anni. Il Collegio decide che il prossimo congresso si terrà dal 2 al 5 settembre nell’hotel “Il Ciocco”, presso Lucca e a quella data aggiorna i suoi lavori. Arriva l’estate e le condizioni di salute di Francesco Brunelli si aggravano sensibilmente. A 55 anni è un personaggio di spicco nel panorama esoterico-iniziatico non solamente italiano: nella sua persona si assommano le cariche di Gran Maestro dell’Ordine Martinista Antico e Tradizionale, Gran Gerofante del Rito di Memphis e Misraim, Gran Maestro della Rosa+Croce Cabalistica, Primate per l’Italia della Chiesa Gnostica Apostolica Universale, per non parlare delle sue responsabilità in seno alla Società Italiana di Psicosintesi e alla Società Teosofica Italiana. Sentendosi prossimo a morte, convoca ad una ad una le persone che sente a sé più vicine e comunica le sue intenzioni per la ripartizione degli incarichi. Per quanto riguarda l’Ordine Martinista Antico a Tradizionale, la sua scelta cade su Giovanni, Iniziatore della Collina di Roma e Superiore Incognito della Gran Loggia Martinista. Giovanni rifiuta l’incarico adducendo la coscienza della propria impreparazione, ma accetta di buon grado la richiesta del Gran Maestro di organizzare e presiedere, quale Iniziatore di grado gerarchico più elevato, il prossimo congresso del Ciocco. Il disposto magistrale in proposito, indirizzato al Gran Segretario Ioram, è l’ultimo atto ufficiale firmato da Nebo, che morirà il 19 agosto. Il ruolo delle donne nell’ambito dell’Ordine Uno degli ultimi messaggi di Nebo riguarda il ruolo delle donne nell’ambito dell’Ordine, un tema che il Gran Maestro si era sempre rifiutato di affrontare fino alle estreme conseguenze, timoroso di reazioni negative da parte degli Iniziatori. Ecco dunque quello che si può definire il testamento spirituale di Nebo: “Dovete proseguire nel lavoro di ricerca e nella pratica dell’arte cosicché possiate crearvi il corpo mercuriale imperituro ove polarizzare la vostra essenzialità nei tempi e negli spazi. Inoltre dovete considerare l’accento particolare che io ho posto alla collocazione della donna sul sentiero iniziatico e che necessariamente dovrà trovare quella sua sistemazione che nella mia opera di sintesi stavo elaborando, ma che non ho potuto portare a compimento. Su questi due cardini fondamentali svilupperete i vostri lavori”. Due settimane dopo, il 2 settembre, su proposta di Giovanni, viene eletto per acclamazione Libertus (Renato Comin), della Collina di Roma, con l’impegno che dovrà restare in carica non più di sette anni, nonostante da più parti si sia sollecitato il ritorno alla tradizione che contempla l’incarico a vita. Libertus nomina i suoi Aggiunti, che il Collegio degli Iniziatori ha deciso debbano essere due per scongiurare al massimo l’eventualità che si ripeta la difficile esperienza recente. I Grandi Maestri Aggiunti sono dunque Giovanni da Roma, di cui abbiamo già parlato, e Algol della Collina di Perugia. Il congresso del Ciocco è funestato (ancora!) dalla morte del Superiore Incognito Filippo Costanzo, fulminato da un attacco cardiaco durante un suo appassionato intervento a favore delle donne Iniziatrici. La breve gestione di Libertus, Gran Maestro per poco più di due anni, è stata caratterizzata da un tentativo, fallito, di ravvicinamento alla Grande Montagna di Venezia e dal varo, all’unanimità, del nuovo statuto dell’Ordine, che, tra i suoi tratti più salienti, contempla che il Gran Maestro sia eletto a vita, in ciò tornando ad una tradizione secolare. Non passa peraltro inosservato il fatto che, poco dopo il suo insediamento al vertice dell’Ordine, Libertus dispone il ritiro dei libri “P” e “T”, considerati dal Gran Maestro “troppo impegnativi”.
Sul finire del 1984 Libertus si dimette dalla carica invocando ragioni di salute. Il 2 dicembre di quello stesso anno, a Roma, viene eletto Gran Maestro, con 15 voti a favore su 17, Giovanni della Collina di Roma. Giovanni nomina Grandi Maestri Aggiunti Amorifer della Collina di Livorno e Mendes (Sergio Goss) della Collina di Roma e conferma Ioram (Mario Bottazzi) della collina di Genova nella carica di Gran Segretario-Tesoriere. Un piccolo gruppo di Iniziatori, quasi tutti della filiazione di Nebo e della Collina di Perugia, lascia l’Ordine. Nell’aprile del 1985 il Gran Maestro aggiunge al nome iniziatico quello di Aniel, suo genio protettore e mette a disposizione dell’Ordine i libri Alfa ricevuti in eredità da Nebo. Nel 1987 muore il Gran Maestro Aggiunto Mendes e Giovanni Aniel lo sostituisce con il proprio omonimo Giovanni della Collina di Roma; qualche tempo dopo l’Aggiunto Giovanni si pone in meditazione e il Gran Maestro lo sostituisce con Helios della Collina di Monteforte Irpino. L’elaborazione della “Magna Charta” del Martinismo è uno degli elementi di rilievo che caratterizza, fino a questo momento, la gestione di Giovanni Aniel, il quale, fin dalla sua elezione, se non da prima, non ha nascosto il suo orientamento favorevole alla creazione delle donne Iniziatrici, anche sulla scia del testamento spirituale del suo predecessore Nebo. Ma non è l’elaborazione della Magna Charta il solo elemento di spicco della gestione di Giovanni Aniel: nel maggio 1992, l’Ordine subisce una dolorosa lacerazione in seguito alla decisione del Gran Maestro, ratificata dalla maggioranza del Collegio degli Iniziatori, di estendere alle donne, con un provvedimento rivoluzionario ma, come si è visto, non inedito nella storia del Martinismo, la facoltà di trasmettere l’iniziazione.
La nostra piccola storia, ormai, cede il posto alla cronaca. Dopo l’uscita dall’Ordine Martinista Antico e Tradizionale degli Iniziatori dissidenti, Giovanni Aniel, che aveva presentato le sue dimissioni dalla carica, viene sollecitato a restare alla guida dell’Ordine. Egli accetta a condizione che nuovi Iniziatori non possano essere creati se non dal Gran Maestro (l’unico Iniziatore in grado di trasmettere la facoltà di trasmettere, in lui risedendo, come da Magna Charta, il deposito e il potere iniziatico dell’Ordine su delega del Collegio dei Superiori Incogniti Iniziatori) e nomina suoi Aggiunti Helios, confermato, e Francesco della Collina di Bergamo. Si elabora e si vota all’unanimità il nuovo statuto dell’Ordine. Stabilito che l’Ordine non discrimina le donne per quanto concerne la facoltà di concedere l’iniziazione martinista, si decide, per marcare sensibilmente il nuovo corso, di cambiare nome all’Ordine stesso che si chiamerà Ordine Martinista Universale. Alle altre cariche statutarie Giovanni Aniel nomina Francesco Ieiaiel, Gran Segretario Tesoriere, Enoch Gran Cerimoniere, Vega Presidente del Collegio Italia Settentrionale, Nut Presidente del Collegio Italia Centrale e Nicolaus Presidente del Collegio Italia Meridionale. Così costituito il Grande Magistero, vertice dell’Ordine, si decide di porre mano alla correzione dei rituali di iniziazione, giornaliero, lunari e solari: l’incarico viene affidato a Enoch e a Francesco Ieiaiel. Maria della Collina di Milano è la prima donna creata iniziatrice da Giovanni Aniel su segnalazione di Elenio; dopo di lei numerose altre donne vengono create iniziatrici da Giovanni Aniel: si tratta di Nut, Simon Pietro, Aurora, Esther, Sumerim, Micael, Notei, Maresh. L’iniziazione al cosiddetto quarto grado, ovviamente, avviene, come abbiamo già sottolineato, su segnalazione degli iniziatori dei recipiendari, limitandosi il Gran Maestro a trasmettere il deposito ricevuto dal Collegio degli Iniziatori. Un progetto di Giovanni Aniel, prontamente realizzato dal Gran Maestro Aggiunto Francesco, porta nel 1994 alla pubblicazione di un bollettino interno, “Anubi”, che viene inviato a tutti i membri dell’Ordine e, successivamente, su disposto del Gran Maestro, anche agli altri martinisti italiani. Nel mese di aprile 1998 il Gran Maestro, in seguito ad una serie di vicende che non è il caso di riassumere in questa sede, solleva dalla carica i due Aggiunti e nomina, al loro posto, Nicolaus e Francesco Ieiaiel, che conservano le rispettive cariche di Presidente di Collegio e di Gran Segretario-Tesoriere. L’Ordine Martinista Universale attualmente è diffuso in quasi tutte le regioni italiane e nel Mezzogiorno francese.


La questione della concessione dei poteri iniziatici alle Sorelle nel Martinismo

Di Vittorio Vanni

Silentium post clamorem

 

Una precisazione del F.llo Algol SIaIa al F.llo Nicolaus SaIaIa, su un articolo di storia del Martinismo pubblicato sul sito www.martinismo.it, dell’Ordine Martinista Universale, probabilmente scritto dal compianto Giovanni Aniel SaIaIa, e ripetuto sul sitowww.fuocosacro.com, ci permette di affrontare, solo un punto di vista storico e concettuale, la spinosa e controversa questione della concessione dei poteri iniziatici alle donne nel Martinismo.

Le comunicazioni del F.llo Algol al F.llo Nicolaus sono le seguenti:

Al Fr. Nicolaus SaIaIa
Gran Maestro dell’Ordine Martinista Universale

 

Se non fosse stato per la consultazione casuale di internet con la storia dell’OMAT, verosimilmente scritta da Fabrizio Mariani, non avrei mai saputo che la lettera di Brunelli, cui Mariani era estraneo, fosse stata da lui utilizzata per accreditare presso i Martinisti dell’OMAT che l’idea di concedere i poteri iniziatici alle donne fosse un disegno dello stesso Nebo. E così, dopo ventitre anni di silenzio, mi sembra del tutto opportuno fare chiarezza su questa mistificazione anche perché i protagonisti stanno scomparendo e, non essendo più giovane, mi sembra opportuno mettere un punto fermo.

Allego una ricostruzione degli eventi di quel periodo, precisando che sono disponibile a scannerizzare l’originale del testamento spirituale di Nebo.

Premetto che rappresento, insieme con pochi altri ormai, la memoria storica dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen in cui fui iniziato da Nebo nel 1971 quando egli denunciò il patto di Ancona.

E facevo parte di quel piccolo gruppo di Iniziatori, quasi tutti della filiazione di Nebo e della Collina di Perugia, che lasciò l’Ordine.

 

Vi abbraccio di fronte alle Luci.

Algol  SaIaIa. – Eques ab Ense Ignea  Gr. Prof.  Reau N

 

Ai Fratelli dell’OMAT e dell’OMU
Dalla Collina di Perugia
3 aprile 2009 – 9° dalla purificazione di marzo

 

Leggo nel sito dell’O.M.U., in relazione alla storia dell’O.M.A.T. le note che arguisco vergate da Giovanni (poi Giovanni Aniel) e mi ha colpito la sicumera con la quale afferma, stravolgendola, la realtà dei fatti. Non entrerò nel merito dell’affermazione con cui liquida lapidariamente un evento del tutto trascurabile quando dice che Un piccolo gruppo di Iniziatori, quasi tutti della filiazione di Nebo e della Collina di Perugia, lascia l’Ordine, senza porsi il problema delle ragioni di tale ritiro e senza nemmeno accennare alla singolarità di un evento che vide tutti gli iniziatori della Collina di Perugina della filiazione di Nebo, ad esclusione di Sirius, abbandonare l’Ordine come sistemato da Mariani, prima ancora che fosse eletto Gran Maestro. Basti dire soltanto che di questo gruppo facevano parte Lucius, Algol, Mikael, Johannes Carolus, Rigel, Tacitus e altri che al momento non ricordo. Certo che un motivo per questa “piccola” ma io penso “massiccia” defezione vi sarà stato. Ma non vale rivangare il passato tanto più quando si chiosa chi è ormai oltre il velo, al di la delle valutazioni materiali.

Però mi sembra necessario ripristinare la verità dei fatti, perché i dati storici e, soprattutto, l’attribuzione di determinati atti a Nebo, possono influenzare coloro che nel Gran Maestro hanno visto la figura carismatica del Martinismo e convincerli, per ciò, ad assumere decisioni in linea con quanto credevano fosse l’indirizzo di Nebo in un certo periodo della sua vita fisica, e poi scoprire che non era vero nulla. In particolare mi riferisco al problema delle donne che Mariani così illustra:

 

Uno degli ultimi messaggi di Nebo riguarda il ruolo delle donne nell’ambito dell’Ordine, un tema che il Gran Maestro si era sempre rifiutato di affrontare fino alle estreme conseguenze, timoroso di reazioni negative da parte degli Iniziatori[1]. Ecco dunque quello che si può definire il testamento spirituale di Nebo:

Dovete proseguire nel lavoro di ricerca e nella pratica dell’arte cosicché possiate crearvi il corpo mercuriale imperituro ove polarizzare la vostra essenzialità nei tempi e negli spazi. Inoltre dovete considerare l’accento particolare che io ho posto alla collocazione della donna sul sentiero iniziatico e che necessariamente dovrà trovare quella sua sistemazione che nella mia opera di sintesi stavo elaborando, ma che non ho potuto portare a compimento. Su questi due cardini fondamentali svilupperete i vostri lavori”.

 

È vero che fu un testamento spirituale; ma non era certamente vergato per il Martinismo e non fu certamente rimesso, come invece sembra adombrare Mariani, alla generalità dell’Ordine e, ancor meno a lui. Mariani non sapeva, e non poteva sapere, che l’indirizzo dato da Brunelli alla sua attività, nell’ultima parte della sua vita, fu rivolta al mondo ermetico e guardava con attenzione al Kremmerz.

Costituì, infatti, un gruppo interiore cui cominciò a dettare il Corpus Hermeticum Totius Magiae e a questo gruppo, di fronte all’ineluttabile evenienza del suo imminente transito oltre il velo, si rivolse, preoccupato del futuro interiore di quei fratelli che aveva scelto per portare avanti il suo disegno. Ma non pensava certo all’O.M.A.T., né a Mariani, quando vergò la lettera che qui di sotto trascrivo.

Ripeto le esatte parole contenute nello scritto che fece recapitare a ciascuno di noi e che, forse per caso (o, forse, non per caso, se è servito a giustificare il potere di trasmissione alle donne), è capitato fra le mani di Mariani:

 

Ai membri del mio gruppo interiore

Giacomo, Pietro, Giulio, Massimo, Francesco, Angela, Nadia, Sole, Patrizia, Paola.

Dovete proseguire nel lavoro di ricerca e nella pratica dell’arte cosicché possiate crearvi il corpo mercuriale imperituro ove polarizzare la vostra essenzialità nei tempi e negli spazi.

Inoltre dovete considerare l’accento particolare che io ho posto alla collocazione della donna sul sentiero iniziatico e che necessariamente dovrà trovare quella sua sistematizzazione che nella mia opera di sintesi stavo elaborando ma che non ho potuto portare a compimento.

Su questi due cardini fondamentali svilupperete i vostri lavori e Pietro sarà il vostro punto di riferimento iniziale.

Leggete questo biglietto poi fatevene copia, se volete, consegnatelo a Claudio Travaglini.  Claudio provvederà per un vostro novo istruttore.

Un abbraccio totale.                         

Francesco

 

Converrete che leggere per intero quello che Mariani chiama, e che effettivamente, è un Testamento Spirituale, svelando i nomi cui era indirizzato, getta una luce diversa sulle intenzioni di Nebo, intenzioni che divengono ancora più chiare ove si consideri l’invito a rivolgersi a Claudio Travaglini che, per chi non fosse al corrente, era quello stesso  Lucius SaIaIa Reau N, uno dei sette Iniziatori che risvegliarono l’Ordine al momento della denuncia del patto di Ancona nel 1971, prima che all’O.M.E.C. fosse cambiato il nome in O.M. di Lingua Italica e poi definitivamente in O.M.A.T. Che poi Nebo si rivolgesse a degli adepti dell’ermetismo risulta chiaro dal riferimento al corpo mercuriale. La cosa sarà ancora più chiara ove si consideri che Travaglini era entrato da tempo nel mondo Kremmerziano e faceva parte dell’Ordine Osirideo, talché io credo che sia stato proprio lui ad aver consegnato a Francesco Brunelli il Corpus Hermeticum che questi ci dettava. E dunque risulta palese il senso che Nebo voleva dare al problema delle donne, ma certamente non nel senso voluto da Mariani. Perché, infatti, indirizzarci su Pietro Ribuffo, che Martinista[2] non era, indicatoci come punto di riferimento iniziale?  E perché disporre che Travaglini ci fornisse di un nuovo istruttore? Ed egli, infatti, ci indirizzò a Luisa Romano, moglie di Arduino Anglicani, che teneva un’Accademia di Miryam a Roma. Per ciò che mi riguarda, poi, fui successivamente introdotto presso il Gran Maestro dell’Ordine Osirideo, Giovanni Pica.  Dico questo per chiarire come Brunelli, quando parlava della collocazione della donna nel sentiero iniziatico, pensasse a tutt’altro che alla concessione dei poteri di trasmissione del Martinismo.

Et de hoc satis.

 

La risposta del F.llo Nicolaus SaIaIa Gran Maestro dell’Ordine Martinista Universale

 

A Algol SaIaI a

Eques ab Ense Ignea Gr. Prof. Réau-Croix

 

Carissimo Fratello,

mi sembra doveroso rispondere alla tua e-mail inviatami il 4 aprile 2009, che qui appresso riporto

per chiarezza, come Fratello Martinista e come attuale Gran Maestro dell’ O.M.U. (Ordine Martinista Universale).

 

Al Fr. Nicola Ingrosso,

 

O.M.U.

Se non fosse stato per la consultazione casuale di internet non avrei mai saputo che la lettera di Brunelli, cui Mariani era estraneo, fosse stata da lui utilizzata per accreditare presso i martinisti dell’OMAT che ’idea di concedere i poteri iniziatici alle donne fosse un disegno dello stesso Nebo. E così, dopo ventitre anni di silenzio, mi sembra del tutto opportuno fare chiarezza su questa mistificazione anche perché i protagonisti stanno scomparendo e, non essendo più un giovane virgulto, mi sembra opportuno mettere un punto fermo. Allego una ricostruzione degli eventi di quel periodo, precisando che sono disponibile a scannerizzare l’originale del testamento spirituale di Nebo.

Premetto che rappresento, insieme con pochi altri ormai, la memoria storica dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen in cui fui iniziato da Nebo nel 1971 quando egli denunciò il patto di Ancona. E facevo parte di quel piccolo gruppo di Iniziatori, quasi tutti della filiazione di Nebo e della Collina di Perugia, che lasciò l’Ordine.

Ti abbraccio di fronte alle Luci

Algol SaIaIa – Eques ab Ense Ignea Gr. Prof. Réau-Croix

 

A questa e-mail hai allegato un tuo scritto indirizzato: “Ai Fratelli dell’O.M.A.T. e dell’O.M.U.”. Prima di entrare nel merito di quanto espresso nel contenuto di questo tuo scritto, permettimi di precisare che O.M.U. (Ordine Martinista Universale) e O.M.A.T. (Ordine Martinista Antico e Tradizionale) non sono due Ordini distinti, ma due denominazioni, assunte nel tempo, dall’ “Ordine Martinista di Lingua Italica” fondato il 31 ottobre 1971. Tale Ordine, su proposta dell’allora G.M. Nebo, SaIaIa. (Francesco Brunelli), approvata dal Collegio dei SaIaIa. nella riunione del 13 settembre 1974, venne rinominato O.M.A.T.. Infine, su proposta dell’allora G.M. Giovanni Aniel SaIaIa. (Fabrizio Mariani), approvata nella riunione del Collegio di S.I.I. del 31 ottobre 1992, fu deciso di cambiare la denominazione dell’Ordine, da O.M.A.T. in quella attuale di O.M.U. Tutto ciò risulta inequivocabilmente dai verbali delle riunioni del Collegio dei S.I.I. di questo “Nostro Venerabile Ordine”, i cui originali, dalla data della Sua fondazione (31 ottobre 1971) ad oggi, sono custoditi, come da statuto, dal Gran Segretario in carica Francesco Ieiaiel SaIaIa. Questa precisazione è stata necessaria affinché “… coloro che nel Gran Maestro Nebo hanno visto la figura carismatica del Martinismo …” , così come tu scrivi nell’allegato sopra citato, si rassicurino sul fatto che la storia e le vicende del Nostro Venerabile Ordine, non sono affidate solo alla memoria di alcuni “protagonisti”. La memoria, con il passar del tempo, può talvolta vacillare o, peggio ancora, può adoperarsi – tanto in buona che in cattiva fede – a mantenere vivi solo gli episodi che maggiormente si coniugano con le convinzioni del soggetto ricordante. Tutta la storia e tutte le vicende del N.V.O. sono ben rilevabili, con assoluta certezza e credibilità, da una cospicua raccolta di documenti conservata nell’archivio storico dell’Ordine. Archivio che se esiste è solo grazie a quei Martinisti che non hanno mai abbandonato le fila del Nostro Venerabile Ordine, ma, dominando i loro personalismi, hanno proseguito il cammino, desiderosi solo di servire e di continuare l’Opera fortemente voluta da “quella figura carismatica”. Sempre nell’allegato sopra citato, facendo riferimento al “Testamento spirituale di Nebo”, impronti delle ipotesi meramente congetturali, attraverso le quali, affermi di voler “… ripristinare la verità dei fatti …”.

Caro Fratello, forse sarebbe stato opportuno che, invece di mantenere il silenzio per ventitré anni, come tu stesso affermi, ti fossi prodigato ad esternare queste tue personali osservazioni quando il diretto interessato, Giovanni Aniel SaIaIa. (Fabrizio Mariani) era ancora su questo piano di esistenza (è passato oltre il velo il 20/10/2002), in modo da permettergli di fornire la sua versione su questa vicenda che tu etichetti, senza mezzi termini, come una :“… sicumera con la quale afferma, stravolgendola, la realtà dei fatti”. Affermi anche: “… E’ vero che fu un testamento spirituale; ma non era certamente vergato per il Martinismo e non fu certamente rimesso, come invece sembra adombrare Mariani, alla generalità dell’Ordine e, ancor meno a lui …”.

In proposito, consentimi alcune considerazioni. Giovanni Aniel non ha mai sostenuto, né sul sito internet e né in altre occasioni, di essere uno dei diretti destinatari del “Testamento Spirituale di Nebo”, ma di riconoscerlo come tale; come in cuor suo hanno fatto, e continuano a fare, tutti i Martinisti che si sono impegnati e continuano ad impegnarsi, con amore e convinzione, a perpetuare e diffondere l’opera e gli insegnamenti di Nebo.

E questo mi sembra oltremodo plausibile, in quanto gli insegnamenti e le idee di carattere spirituale di un grande Maestro, come lo è stato ed “è” Nebo, non possono essere destinati a beneficio di pochi “Sedicenti Eletti”, ma costituiscono un patrimonio comune di tutti gli Iniziati che con tali insegnamenti si sentono in sintonia e, con sincera umiltà, si riconoscono nel principio dell’ “Ecce quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!”.

Poi, per sostenere che il problema delle donne non riguardava il Martinismo, dici: “E dunque risulta chiaro il senso che Nebo voleva dare al problema delle donne ma certamente non nel senso voluto da Mariani. Perché, infatti, indirizzarci su Pietro Ribuffo, che Martinista non era, indicatoci come punto di riferimento iniziale?

Dall’archivio del “Nostro Venerabile Ordine” risulta, contrariamente alla tua asserzione, che Pietro Ribuffo era Martinista. E’ iscritto al n. 389 del “Libro d’Oro” e ha ricevuto da Nebo: il grado di Associato Incognito il 24/11/1979 alle ore 17:30 con nome iniziatico Lux; il grado di Iniziato incognito il 02/10/1980 alle ore 16:30; il grado di Superiore Incognito il 10/09/1981 alle ore 18:00 e, infine, il grado di Superiore Incognito Iniziatore il 03/04/1982 alle ore 17:00 con il nome iniziatico Lux Petrae. L’aggiunta del nome Petrae, al suo nome iniziatico originario Lux, si rese necessaria perché tra i membri del Collegio dei SaIaIa. esisteva già un SaIaIa. che portava il nome iniziatico di Lux (Aldo Ercoli). Ciò risulta da una lettera, conservata in archivio e datata 03/05/1982, che fu inviata a Ribuffo dall’allora Gran Segretario dell’Ordine SaIaIa. (Mario Bottazzi); con la quale, nel dargli il benvenuto tra i membri del Collegio, lo pregava di modificare il suo nome iniziatico per ovviare al problema dell’omonimia sopra evidenziato.

Ma, anche ammettendo che di tutto ciò non ne fossi a conoscenza, non riesco a comprendere come tu non abbia potuto notare la presenza del Fratello Pietro Ribuffo – Lux Petrae nei “Collegi dei Superiori Incogniti Iniziatori” ai quali avete partecipato entrambi: quello del 02/09/1982 tenutosi all’ Hotel “Il Ciocco” (Collegio nel quale fu eletto nella carica di “Gran Maestro” il Fratello Libertus SaIaIa. (Renato Comin) il quale, nella stessa riunione, ti nominò “Gran Maestro Aggiunto” insieme al Fratello Giovanni SaIaIa (Fabrizio Mariani) – quello del 10/04/1983 tenutosi a Roma in via Tullio Martello e quello del 17/09/1983 tenutosi all’ Hotel “Il Ciocco”.             L’unica spiegazione plausibile, che riesco a darmi, è che forse tra te e il Fratello Ribuffo non c’era una frequentazione assidua e quindi uno scambio di opinioni su particolari questioni. Un fatto, però, emerge con estrema chiarezza: che Nebo nutriva verso il Fratello Pietro Ribuffo una grande stima e fiducia, tanto da riconoscergli il grado di Superiore Incognito Iniziatore nell’arco temporale di meno di tre anni dal suo ingresso nel “Nostro Venerabile Ordine”.

E questo sentimento di stima e fiducia, nei confronti del Fratello martinista Pietro Ribuffo, è confermato dal fatto che Nebo gli affidò i “Fratelli Martinisti” della zona tra Ancona e Bologna per seguirli “nel loro perfezionamento nell’iter Martinista dando a ciascuno ciò che gli compete”; come manifesta Nebo in una sua lettera del 30/06/1982, inviata allo stesso Pietro Ribuffo, e per conoscenza al Gran Segretario Ioram (lettera che è conservata nell’archivio del N.V.O.).

Quindi, se Nebo, nel suo testamento spirituale, ha riconosciuto nel fratello Martinista Pietro Ribuffo il “punto di riferimento iniziale”, non si può escludere che il contenuto del testamento, che riguarda comunque e sempre tutti gli interessati, non possa anche riferirsi al Martinismo; e nessuno può sapere quali orientamenti abbia dato poi Nebo a Pietro Ribuffo direttamente bocca/orecchio. Come pure, non si può escludere che Mariani e Brunelli, che avevano frequenti occasioni di dialogo, specialmente nel periodo antecedente la scomparsa dal piano fisico di quest’ultimo, abbiano trattato la questione del potere iniziatico alle donne e che, quindi, Mariani abbia successivamente agito nel pieno rispetto di quelle conclusioni alle quali i due erano giunti.

Comunque, tanto Mariani ha affermato; e noi, che siamo stati buoni testimoni del suo operato, possiamo confermare che tutti i suoi comportamenti sono stati sempre coerenti con questo suo convincimento.

Colgo, con grande gioia, l’occasione di questo “chiarimento”, per ripristinare il collegamento di “amorosi sensi” tra noi che ci riconosciamo “…fratres in Unum”.

Ti abbraccio innanzi alle Nostre Sante Luci,

 

Nicolaus SaIaIaGran Maestro dell’Ordine Martinista Universale

 

 

Risponde ancora Algol:

 

 

Algol  SaIaIa – Eques ab Ense Ignea  Gr. Prof.  Réau-Croix

 

ORDINE MARTINISTA COHEN

AaGaDa  GaAaDaMa

 

Al Carissimo Fratello
Nicolaus SaIaIa
Gran Maestro dell’Ordine Martinista Universale

 

Carissimo Fratello Nicolaus,

il fratello Ribuffo in realtà l’ho conosciuto soltanto nel 1980 o 81  quando Nebo, ma per questo si dovrebbe ricorrere al nome Brunelli, cominciò a dettarci il Corpus Ermeticum Totius Magiae.

Io scoprii Ribuffo soltanto allora e certamente non era ancora un Iniziatore e dunque non sapevo che fosse Martinista. Del resto il contesto nel quale si fa riferimento al fratello Pietro Ribuffo, nella lettera cui faccio riferimento, era quello kremmerziano e non aveva nulla a che vedere con il Martinismo. Ridicola poi l’affermazione che avrei dovuto ricordarlo perché era al Ciocco come iniziatore …. da poco più di due mesi. Ma fammi il piacere. In ogni caso non ho bisogno di ricorrere alla appartenenza di Ribuffo all’Ordine perché non debbo provare nulla  a nessuno.

Ho pensato soltanto che una bugia a furia di ripeterla finisce per diventare la verità. È tanto vero questo che ho trovato la stessa falsa affermazione anche nel sito “Il Tibetano” che non so nemmeno da chi gestito. Ed ho pensato che fosse nello spirito di chiarezza che voi doveste sapere come stavano realmente le cose.  Ecco il motivo della mia uscita

La lettera di cui conservo l’originale si commenta da sola e contrasta con quanto tu sostieni quando dici  che gli insegnamenti e le idee di carattere spirituale di un grande Maestro, come lo è stato ed “è” Nebo, non possono essere destinati a beneficio di pochi “Sedicenti Eletti.

Senza entrare nel merito della scortesia di qualificare “sedicenti eletti” una decina di Fratelli che non si sono  mai sognati di attribuirsi nessuna qualità particolare – almeno  per quanto riguarda il termine “sedicenti”, che implica una auto asserzione, che non vi è mai stata – va detto che il termine “eletti” che tu hai usato, e che vuol dire “prescelti”, indica una scelta che, nel caso di specie, fece lo stesso Brunelli. Evidentemente Brunelli la pensava in maniera diversa quando riservava insegnamenti ed idee a pochi ”eletti” (uso la tua espressione nel senso di scelti).

Ed è quindi proprio Brunelli che ti smentisce quando definisce il gruppo cui si rivolge “mio gruppo interiore”.  Dunque  il contenuto della lettera riguardava soltanto il “gruppo interiore” selezionato da Francesco Brunelli; e questo non può essere cambiato dal fatto che io non ricordo se Pietro Ribuffo era o non era martinista. Sul punto, naturalmente, tu glissi, preoccupandoti soltanto del particolare Ribuffo, dimenticando, fra l’altro che Brunelli ci indirizzò da Claudio Travaglini per un “nuovo istruttore” il che attribuisce al tuo difeso un compito soltanto logistico, che io conosco per essere stato presente alle ultime vicende della vita iniziatica di Francesco Brunelli.

Altro elemento, questo, che esclude si parli di Martinismo.  Ma quale nuovo istruttore dovevo avere, nel Martinismo, io se ero stato iniziato al grado di SaIaIail 29 giugno 1974 e Cavaliere Beneficente il 1 maggio 1975?

I Principi della iniziazione martinista sono certo che non ti sfuggono. In particolare lo svincolo del SaIaIa dal Filosofo Incognito che lo ha giudicato idoneo a trasmettere la tradizione martinista.

In ogni caso, per concludere, tutto questo si appalesa del tutto superfluo perché è indubitabile che la parte del testamento relativa alle donne era rivolta soltanto ai dieci in indirizzo e riguardava soltanto l’avvio verso il mondo kremmerziano (questo lo adombra anche il sito de Il Tibetano anche se attribuisce erroneamente una influenza a Petriccione) il cui rappresentante più autorevole era Claudio Travaglini, vale a dire Lucius SaIaIa Réau-Croix.

A mio sommesso avviso, aver inserito, come ha fatto Mariani, una dichiarazione, che non si sa come sia venuta in suo possesso, in un contesto che non era quello voluto dall’autore della dichiarazione stessa, soprattutto quando questi è deceduto e non può smentire, non mi sembra una operazione trasparente. Io non me ne intendo, ma a me sembra che sia stato un falso diretto proprio a convincere qualcuno della possibilità di estendere il potere di trasmissione anche alle donne. Et de hoc satis.

Naturalmente sono disponibile a comprovare quanto ho scritto.

Questo per tabulas e per scienza diretta. Credo di aver fatto quanto in mio potere, nel momento in cui ho scoperto una cattiva gestione della storia, per manifestare a chi ha interesse la verità. Il resto rimane a discrezione delle coscienze.

Ti abbraccio di fronte alle Luci dalla collina di Perugia il 15 maggio 2009

 

Algol SaIaIa Réau-Croix

Un abbraccio sincero

Giacomo

 

A proposito della seguente relazione storica sui poteri iniziatici nel Martinismo, il Carissimo F.llo Nicolaus SaIaIa ci onorava della presente nota:

 

E-MAIL DEL 13 NOVEMBRE 2009

 

Ma veniamo alla stimolante questione del “testamento Spirituale” di Nebo e della, a mio avviso, giusta concessione del potere di trasmissione Iniziatica alle Donne (consentimi la iniziale maiuscola, ma le Donne che io intendo sono ben altra cosa rispetto alle donne comuni, così come gli Iniziati sono ben altra cosa rispetto ai profani) che ha suscitato la vivace reazione del caro Fr Algol, finalmente ritornato, come per incanto, tra i Monaci combattenti con mia somma felicità.

Il tutto ha origine da un documento preparato dal mio predecessore, G.M. Giovanni Aniel, e stampato nella seconda metà degli anni ’90, il cui titolo è “ Breve Storia ( e un po’ di cronaca) dei nostri ultimi trent’anni” di cui riporto la breve ed illuminante introduzione:

Tendenza umana è perdere la memoria degli eventi o, peggio, alterarne i contenuti. Dovere dunque di un testimone che si sforzi di essere fedele e verace  è tramandare ciò che in lui resta degli eventi stessi. Questo, per quanto riguarda la storia recente del N.V.O. è compito precipuo e particolarissimo del Decano dell’Ordine, a far ciò affettuosamente sollecitato dai fratelli e dalle sorelle della Collina di Taranto.

Alle pagg.8-9 del documento viene riportata parte del verbale della riunione dei SaIaIa tenutasi a Città della Pieve nel 1981, l’ultimo a cui partecipò il G.M. Nebo, con riferimento a:

“…l’intendimento della Assemblea dei Reau-Croix di richiamare alla effettiva operatività l’Ordine degli Eletti Cohen…….porre a disposizione di quei SaIaIa che saranno ritenuti a ciò preparati ed accettati dalla “Chose”, la possibilità di una operatività superiore. “ .

Da notare che l’anno precedente lo stesso Nebo aveva consegnato a pochi Iniziatori di sua scelta, sotto il vincolo del segreto più assoluto, i libri manoscritti “P” e “T” sulle purificazioni e sui risvolti occulti della operazione solstiziale trasmutatoria, di chiara impostazione Cohen, quindi ovviamente limitata ad i ….soliti pochissimi intimi, tra i quali era anche lo stesso Fabrizio Mariani (Giovanni), che nel suo scritto prosegue…

Da ciò il fatto che alcuni Iniziatori furono indotti a credere, erroneamente, che Nebo avesse in animo di creare  “un cerchio interno occulto e segreto” che di fatto avrebbe esercitato il più ampio potere nella gestione dell’Ordine”.

Ed ancora, alle pagg.11-12, anno 1982  “….sentendosi prossimo a morte, convoca ad una ad una le persone che sente a sé più vicine e comunica le sue intenzioni per la ripartizione degli incarichi. Per quanto riguarda l’OMAT la sua scelta ricade su Giovanni, Iniziatore della Collina di Roma e SaIa della Gran Loggia Martinista, il quale rifiuta l’incarico adducendo la coscienza della propria impreparazione, ma accetta di buon grado la richiesta del G.M. di organizzare e presiedere, quale Iniziatore di grado gerarchico più elevato, il prossimo congresso del Ciocco. Il disposto magistrale in proposito, indirizzato al Gran Segretario Ioram, è l’ultimo atto ufficiale firmato da Nebo che morirà il 19 Agosto”. E, sempre alla pag 12,

…uno degli ultimi messaggi di Nebo riguarda il ruolo delle donne nell’ambito dell’Ordine, un tema che il G.M. si era sempre rifiutato di affrontare fino alle estreme conseguenze, timoroso di reazioni negative da parte degli Iniziatori. Ecco quello che si può definire il testamento spirituale di Nebo : << il testo è a te già noto>>.”

Due settimane dopo, il 2 settembre, su proposta di Giovanni viene eletto (G.M.) per acclamazione Libertus, Renato Comin, della Collina di Roma, con l’impegno che dovrà restare in carica non più di sette anni, e che, dando seguito a quanto stabilito dal Collegio degli Iniziatori, nomina due G.M. aggiunti, il Fr. Giovanni della Collina di Roma e proprio il nostro caro Fr Algol della Collina di Perugia. Il congresso del Ciocco è funestato dalla morte improvvisa del Superiore Incognito Filippo Costanzo, fulminato da un attacco cardiaco durante un suo appassionato intervento a favore delle Donne Iniziatrici. Libertus dispone il ritiro dei libri “P” e “T” considerati da lui “troppo impegnativi.”E veniamo ad un breve commento.

Pare che fosse uno specifico stile operativo di Nebo il creare un circolo di “ Intimi ”, alla stregua del Maestro Louis Claude, nelle scuole Iniziatiche da lui dirette e, certamente, buona parte di questi, era, a pieno titolo partecipe di più iniziative, come era per il Fr Algol, G.M. Aggiunto dell’ OMAT, ed i Fr. Pietro Ribuffo e Claudio Travaglino che, Martinisti di notevole spessore, Cohen, erano stati indicati dallo steso Nebo quali punti di riferimento del famoso “messaggio” testamentario.

Non è importante come il Fr Giovanni abbia ricevuto il messaggio in questione, se dai Fr innanzi citati o se dall’archivio dell’Ordine o se direttamente da Nebo, visto che comunque era di sua piena conoscenza dal momento che ne ha parlato. E, con grande correttezza, il Fr Giovanni mai ha affermato di essere lui o l’OMAT  destinatario o depositario di questo messaggio, ma con assoluta chiarezza ha evidenziato che:

 

“..il ruolo delle donne nell’ambito del nostro Ordine… era un tema che angustiava Nebo “

 

e lui era ben in grado di saperlo per i rapporti molto stretti che avevano e visto che Nebo lo aveva anche indicato alla guida dell’Ordine.

Il messaggio in questione, per quanto “formalmente” indirizzato ad un gruppo misto di Martinisti, Cohen e Kremmerziani (vale la pena di ricordare che anche il Kremmerz, come Eliphas Levi suo Maestro, era Martinista), a mio modesto avviso, può e deve essere acquisito da TUTTI i discepoli di quel Maestro come un “testamento spirituale” che, per il fatto di essere “ spirituale”, non è, e non può mai essere appannaggio di pochi intimi quasi fosse un bene immobile o un lascito in denaro.

Anzi, ancora di più, il testamento spirituale di un Maestro va ben oltre gli angusti confini della sua scuola e dei suoi discepoli, ma deve irradiarsi per tutta l’umanità. Per questo la pretesa di sentirsi il “proprietario” di quel “mandato”, perché tra i destinatari sembra ingiustificata ed infantile, mentre avrebbe dovuto, proprio lui che era anche G. M. Aggiunto di un Ordine Iniziatico impegnarsi a renderlo operativo nell’Ordine stesso. Se poi il Fr Algol vuole intendere che l’OMAT, attuale OMU, non poteva e non doveva utilizzare il “sentire” del suo maestro Passato Nebo per meglio giustificare la “concessione dei poteri di trasmissione Iniziatica alle Donne” perché questa concessione non è da lui condivisa, mi sembra un anteporre le proprie convinzioni personali a quelle del proprio Maestro, cosa sempre possibile ma solo con la chiarezza della acquisizione delle proprie responsabilità. E’ importante porre in evidenza che l’OMAT si è poi trasformato in OMU proprio per non vincolare i  Fr dissidenti alle decisioni che il Gran Maestro Giovanni (Aniel) stava assumendo, con il consenso del Collegio dei SaIaIa Queste le mie considerazioni in merito alle diverse opinioni che non mi sembra lecito debba trasformarsi in sciocca polemica.

Affrontando nel merito la questione del “riconoscimento alle Donne” della possibilità di ricevere il “potere sacerdotale “ della trasmissione Iniziatica,  oltre alle documentazioni e fatti che tu indichi nel tuo documento e che sono a me ben noti ed assolutamente condivisi, ti riporto le nostre ulteriori considerazioni che si sono ormai stabilizzate in convincimenti, anche grazie alle ricerche dei nostri fratelli. Noi affermiamo la assoluta parità di Dignità e di crescita Spirituale  tra l’uomo e la donna pur nella loro diversità fisiologica e psicologica, che sono ampiamente superate nel processo di crescita Iniziatica che il Martinismo è in grado di rendere reale e progressivamente operativo. La presunta inferiorità Spirituale della Donna rispetto all’uomo, tanto sbandierata anche da illustri esoteristi ed Iniziati moderni, che a tal proposito chiamano in causa la Tradizione, è la conseguenza di una  interpretazione maschilista ed incompleta delle antiche scritture riportate nel testo Sacro della Torah, Vecchio Testamento, nel libro della Genesi.  E’significativo che questa inferiorità sia stata considerata in particolare dalle civiltà che hanno subito il condizionamento di quelle religioni monoteiste che hanno come riferimento gli stessi libri Sacri, quali la religione Ebraica, la Musulmana e quella Cristiano-Cattolica, nonostante quest’ultima, pur esaltando la figura fondamentale del Cristo, non segua i suoi insegnamenti in proposito. E’ infatti noto dai Vangeli, canonici ed apocrifi, tra i quali la Pistis Sophia, che tanto ha contribuito alle dottrine di M.de Pasqually e del Martinismo operativo, che Maria di Magdala era uno dei discepoli più amato da Gesù, che per lei ebbe modo di dichiarare “ tu beata Maria, ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’Alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli” cap. 17 P.S., suscitando per questo le gelosie di Pietro.

Invece è rimasto fisso, nella Tradizione della Chiesa Cattolica, il monito di Paolo “Mulieris in ecclesia taceant “ che impone alle Donne di tacere nelle Assemblee, consacrandone la inferiorità rispetto all’uomo. Le civiltà antiche estranee alla influenza Ebraica hanno esaltato le virtù sacerdotali della Donna, come nella antica Grecia, ove nel solo tempio di Venere a Corinto vivevano mille Sacerdotesse secondo lo storico antico Stradone.

Nella antica Roma le Sacerdotesse Jerofantide dovevano provenire solo da famiglie altamente privilegiate come quella dei Filleidi, e le Vestali erano tali solo dopo corsi decennali di preparazione al Sacerdozio prima di partecipare ai Misteri Eleusini, Orfici, e di Iside. Solo l’avvento del Cristianesimo riuscì ad estromettere la donna da queste funzioni acquisite dalla Tradizione cosiddetta Pagana, per relegarla al rango di essere intermedio tra umano ed animale da cui sta ancora uscendo dopo secoli di lotta.

Dagli esegeti delle Sacre Scritture quali Tommaso d’Aquino sono state attribuite alla donna colpe e responsabilità che sono solo la conseguenza delle loro interpretazioni di quanto riportato nei libri sacri che oggi possono ben essere oggetto di profonda critica. La responsabilità di aver provocato la “cacciata” dell’uomo dal paradiso terrestre poteva essere considerata, tale solo con l’aiuto di un Dio geloso,  maschilista e vendicativo e condivisa solo da sacerdoti maschi misogini e pseudo Iniziati che avevano bisogno di alibi per le proprie debolezze sessuali e di cui accusavano le donne indicandole a simbolo di un peccato che solo la loro deformata immaginazione poteva creare.             Si è così passati dall’alibi per la mancata acquisizione di una impossibile purezza che solo una autocastrazione avrebbe potuto garantire, ma solo ed esclusivamente sul piano fisico, alla denuncia del potere di attrazione delle donne verso l’uomo, come fatto conseguente ad atti di magia nera, quindi demoniaca, che ha  avviato la nota caccia alle Streghe della Inquisizione che taluno ha ancora l’ardire di definire “Santa”!

Ed ancora oggi, nella maggior parte delle scuole Iniziatiche ed in alcuni ordini religiosi importanti quali quello Cristiano-Cattolico, la donna è considerata non idonea al ministero Sacerdotale ed Iniziatico, che rimane specifica prerogativa del maschio, considerato superiore alla femmina non si sa bene in virtù di quali meriti. Una più attenta analisi del libro della Genesi, consente di concludere che la presupposta inferiorità della Donna rispetto all’uomo, sul piano spirituale, è la classica reliquia di una distorta interpretazione del testo Sacro.

Il testo della parte del Genesi di nostro attuale interesse, tradotto dal Vecchio Testamento, secondo CEI, è il seguente :

 

1-    Genesi cap 1 – 26,29. E disse (Dio)” facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza: ed ei presieda ai pesci del mare, e ai volatili del cielo, e alle bestie, e a tutta la terra, e a tutti i rettili che si muovono sopra la terra. E Dio creò l’uomo a Sua immagine; a somiglianza di Dio lo creò; lo creò maschio e femmina.

2-    E benedisseli Dio, e disse : Crescete e moltiplicate, e riempite la terra, e assoggettatela ; ed abbiate dominio sopra i pesci del mare, e i volatili dell’aria, e tutti gli animali che si muovono sopra la terra. E disse Dio: Ecco che io vi ho date tutte l’erbe che fanno seme sopra la terra, e tutte le piante che hanno in se stesse semenza della loro specie, perché a voi servano di cibo.

 

3-    Genesi cap 2 – 7. Il Signore Dio adunque formò l’uomo di fango della terra, e gli inspirò in faccia un soffio di vita; e l’uomo fu fatto in anima vivente.

4-    Genesi cap 2 – 21,23. Mandò adunque il Signore Dio ad Adamo un profondo sonno; e mentre egli era addormentato, gli tolse una delle sue costole, e mise, in luogo di quella della carne. E della costola che avea tolto da Adamo ne fabbricò il Signore Dio una donna : e menolla ad Adamo. E Adamo disse: questo adesso osso delle mie ossa e carne della mia carne, ella dall’uomo avrà il nome, perocchè è stata tratta dall’uomo.

 

Tralasciamo in questa prima analisi le presunte anomalie del testo che taluni ritengono causate dalla mescolanza delle scuole Jahvista ed Elohista a cui avrebbero appartenuto gli antichi redattori del testo.Nel primo capitolo della Genesi sembra riportata una sintesi di tutta l’opera della creazione, fino all’Uomo e alla Donna, per poi nel secondo capitolo riprendere questa parte importante per specificarla nella sequenza operativa.Nel primo capitolo è detto che Dio, al plurale, crea l’Uomo a Sua immagine, e poi è ancora detto che a somiglianza di Dio lo crea, ponendo in evidenza che “immagine e somiglianza” sono due diverse caratteristiche di Dio.

Poi di seguito afferma “lo creò maschio e femmina”, ISH ed ISHA, non uomo e donna.Quindi Dio-gli Dei, crea l’UOMO con le Sue caratteristiche di Immagine e  Somiglianza e lo crea di genere comune a tutti gli animali, affinché possa procreare. Quindi il testo passa dal singolare “Uomo” al plurale e li benedice e li invita a crescere e moltiplicarsi divenendo i “dominatori della terra e dei suoi abitanti” ed indicando per loro una alimentazione di tipo totalmente vegetariano.Si può quindi intendere che, con il termine singolare “Uomo” si voglia indicare “la specie umana”, e poi si chiarisce di averla creata nel doppio genere “maschile e femminile”, entrambi comunque ugualmente soggetti alle stesse prime specificazioni di “Sua immagine e somiglianza”.

Il testo poi passa giustamente al plurale, con il termine “benedicendoli”. In alternativa si può intendere che l’uomo creato da Dio, a “Sua immagine e somiglianza” ed, allo stesso tempo maschio e femmina, sia, per forza di cose, definibile come Ermafrodito. Rimane però strano, in questo caso, che il testo passi poi al plurale quando procede con la “benedizione” e la specificazione dei loro poteri sulla terra. Se Ermafrodito, in base alle conoscenze attuali, si sarebbe potuto trattare di un Ermafroditismo sufficiente, con il potere di produrre da se stesso gameti maschili e femminili o con le caratteristiche di proterandria, cioè essere prima uomo e poi nel corso della esistenza trasformarsi in donna (o viceversa), o più probabilmente di Ermafroditismo insufficiente e quindi avere bisogno di incrociarsi con altri individui della stessa specie,  per procreare con una migliore variabilità genetica a vantaggio dello sviluppo della specie che in seguito si sarebbe poi selezionata in individui maschili ed individui femminili. Ma anche in questo caso, rimane indiscutibile la assoluta pari dignità di creazione dei due generi, con assoluta ed indiscutibile parità di poteri.

Nel secondo capitolo invece viene detto che Dio formò l’Uomo dal fango della terra, adamas, gli inspirò in faccia un soffio di vita e l’Uomo fu fatto di Anima vivente.

Quindi, rispetto al capitolo precedente, questo “Uomo” non ha più le caratteristiche della immagine e somiglianza di Dio, e di conseguenza “diverso” da Dio, né è più maschio e femmina, ma, molto di più, questi è  dotato di “Anima Vivente”, come anche lui fosse divenuto simile a Dio, un quasi doppione di Lui. Secondo la dottrina gnostico cabalistica di Martinez de Pasqually, come riportata da R.Ambelain nel n° 1 del 1953 della rivista “L’Initiation”, l’Adamo così creato è l’Adamo Kadmon della Quabbalah, il figlio di Dio, secondo solo al Padre, che partecipava ad una creazione diversa da questa nostra attuale.

E questa creatura doveva essere assolutamente Androgina, cioè asessuata, essendo stata creata, non generata, e non per generare ma per creare insieme al Padre.   Tanto è che nella dottrina di Martinez è questa entità che cerca di creare un altro essere, senza il consenso di Dio e finisce per partecipare e precipitare se stesso nella creazione, inferiore, di ISH ed ISHA, il maschio e la femmina, provocando e partecipando alla formazione del nuovo mondo nostro attuale. Anche qui rimane intatta ed indiscussa la pari dignità dei due generi.

Nella versione canonica, si osserva che Dio pone Adamo, l’Androgino, in un “profondo sonno” che non può che indicare la sua trasformazione e passaggio dal Semi-Dio Androgino, o Adamo Kadmon sempre Androgino di un Mondo superiore, Spirituale, all’essere umano Maschio e Femmina,   del mondo della materia. E, nel racconto biblico, la traccia di una conoscenza superiore, esterna alla specie umana, di cui tante indicazioni troviamo nella storia dell’Umanità, la costola mancante all’uomo maschio che gli sarebbe stata sottratta durante la sua “gestazione” che caratterizza il suo stato cromosomico, la mancanza di quel pezzettino di cromosoma XY che lo determina maschio, rispetto alla femmina che tale mancanza non ha con il cromosoma XX. Per contro non avrebbe molto senso che Dio ponga al fianco di Adamo, l’Androgino, una femmina, Isha, creata per procreare, se contestualmente l’Adamo, nel suo profondo sonno, non dovesse decadere dalla superiore  condizione Androgina nella sua diversa e nuova specificazione sessuale di maschio, Ish.

La Quabbalah afferma che, prima che il Signore Dio soffiasse lo Spirito nelle narici dell’Uomo, l’Anima di Adamo era unita a quella di Eva, prima della differenziazione dei sessi. In ogni caso i due generi derivanti da queste operazioni, il maschio e la femmina, hanno pari dignità. E la scienza moderna conferma questa conclusione dal momento che durante la gestazione del feto, sino alla ottava settimana le opzioni maschile e femminile sono entrambe totalmente valide, sino a quando cioè l’eventuale intervento attivo di ormoni maschili determina il sesso del nascituro che sarà visibile solo dopo la 10a settimana. Se nulla interviene il sesso sarà femminile.

Ben poco conto può avere per la pseudo-demonizzazione della donna il fatto che Eva appaia come la causa della perdita del Paradiso Terrestre a danno della Umanità perché si sia fatta tentare e poi abbia tentato Adamo.Questa leggenda simbolica avrebbe dovuto far riflettere maggiormente i maschilisti interpreti perché da questa traspare con solare evidenza che l’Uomo risulta inferiore alla Donna in quanto egli appare come stupido ed ingenuo, manipolato dalla Donna che è in diretto rapporto con la Gnosi simboleggiata dal serpente. Ed il nostro venerato Maestro L.C. de St. Martin aveva ben ragione nelle sua affermazioni in merito al genere femminile, tenuto anche conto che le eventuali  maggiori difficoltà della Donna nel suo percorso di sviluppo e perfezionamento Iniziatico possono anche essere la conseguenza di quei millenni di super condizionamento mentale, culturale e sociale a cui l’uomo l’ ha sottoposta. Non credo che un vero Iniziato possa mai discriminare aprioristicamente la entità femminile nel percorso verso l’adeptato, tanto è vero che un Iniziato quale Nebo, nostro Maestro Passato, stava cercando il modo per risolvere il problema, non ponendo affatto la questione del merito, ma in maniera del tutto esclusiva quella del metodo.

Ti invio un caro saluto e ti abbraccio innanzi alle Nostre Sacre Luci

Nicolaus SaIaIa Gran Maestro del’Ordine Martinista Universale

 

Da quanto risulta dal testamento spirituale di Francesco Brunelli[3], su cui si è certamente equivocato in buona fede, il gruppo ristretto a cui si rivolgeva – e che potremmo chiamare gruppo interiore così come lui stesso lo definisce – non aveva caratteri specificatamente Martinisti ma erano certamente gli amici più cari, i fratelli e le sorelle con cui aveva condiviso l’essenza, oltre che la forma, del suo cammino spirituale.

Per quanto riguarda la sua volontà di definire “la collocazione della donna sul sentiero iniziatico” il suo pensiero esula completamente da quello della trasmissione dei poteri iniziatici alle donne nel Martinismo e si rivolge al problema ermetico della “operazione a due vasi” in particolare a quello trasmesso dal Grande Oriente Osirideo Egizio, come si evince chiaramente dalla pratica dello studio del “Corpus Hermeticum Totae Magiae” che era stata iniziata a Perugia dal gruppo interiore di Francesco Brunelli.

È da notarsi inoltre che nell’ambito Miryamico non esistono rituali di trasmissione iniziatica, ma solo riti personali o collettivi, pratiche e insegnamenti scritti e orali. Non si pongono quindi in alcun modo problematiche di trasmissione attiva di poteri iniziatici da parte di alcunché.

Per chiarificare totalmente cosa intendeva Francesco Brunelli sia sulla fisiologia occulta legata all’operatività androgenetica, sia sulla trasmissione iniziatica nel Martinismo è più che opportuno riferirsi a lui stesso, che ha lasciato uno scritto, ben dettagliato e quasi esaustivo,  nel suo saggio Differenze di polarità fra uomo e donna, che unisco in allegato, e che rappresenta la testimonianza definitiva del pensiero del Maestro su tale argomento.

Nella storia travagliata del Martinismo la questione del possesso o della concessione dei poteri iniziatici alle Sorelle è stata in qualche modo abbuiata, e in molti casi negata.

La nostra personale opinione ha ben poca importanza, e questo brevissimo saggio ha solo l’ambizione di ricostruire storicamente la nascita e l’evoluzione del problema da un punto di vista strutturale e concettuale, dalla nascita dell’Ordine Martinista a fine ottocento a oggi. L’Ordine Martinista fu fondato nel 1889, e la notizia ufficiale della sua proclamazione fu data al periodico L’Ouvertoure. Papus aveva 34 anni e Chaboseau 31. Gli altri dieci membri erano ugualmente molto giovani. L’Ordine viene definito “dei Superiori Incogniti” e composto di tre gradi.

Quaderni iniziatici [4]di Papus che datano dal 1891 e che furono pubblicati nel 1894, indicano un preciso abbozzo del simbolismo e dei rituali dell’Ordine, oltre a definirne l’essenzialità e la concettualità.

In essi non vi era ancora la figura dell’Iniziatore come IV grado, ma qualunque SaIa (grado da cui non erano certamente escluse le Sorelle) poteva assumere la funzione di Iniziatore.

D’altro canto, Pierre Augustin Chaboseau[5] aveva ricevuto l’apertura (così la definisce) Martinista da una donna, Amélie de Bois-Mortmart, sua zia[6]. È da notarsi che lo stesso Chaboseau non definiva iniziazione la sua trasmissione spirituale. Secondo Chaboseau[7]l’apertura consisteva di una:

trasmissione orale di un particolare insegnamento e di una certa comprensione delle leggi del cosmo e della vita spirituale, che in nessun caso potrebbe essere considerata come una iniziazione in forma rituale.”

 

La discendenza dell’Ordine passava dunque da una donna.

Nel 1911 la rivista L’Initiation, organo dell’Ordine Martinista francese appare un accenno di un grado iniziatore, Libero Adepto. Si cominciava, seppur timidamente, a tentare di mettere un certo ordine alle numerosissime iniziazioni (l’Ordine arrivò velocemente a 30.000 membri).

Nemmeno i rituali Tedér (1913)[8] conoscevano l’esistenza di un IV grado, e in essi si affermava che:

 

L’Ordine, essendo basato sulla dottrina della Kabbalà[9], proclama l’uguaglianza perfetta fra l’uomo e la donna.

 

Téder adattò al Martinismo europeo i rituali alquanto paramassonici di Eduard Blitz[10], che su patente di Papus fondò l’Ordine Martinista americano nel 1902.

L’Ordine di Blitz comportava sette gradi.

 

Primo Tempio

 

Associato        (Filosofico)

Iniziato           (Mistico)

SaIa   (Kabbalistico)

SaIa   (Amministrativo)

 

Secondo tempio

 

V grado

VI

VII

 

Non era prevista la funzione di SaIaIa, affidata a tutti i SaIa

Nemmeno nei rituali Téder si accenna comunque a un IV grado e si afferma inoltre che:

 

L’Ordine, essendo basato sulla dottrina della kabbala[11], proclama l’uguaglianza perfetta fra l’uomo e la donna.)

 

Il problema nasce con la Gran Maestranza Bricaud (1881-1834.)[12]. Secondo le sue stesse affermazioni:

 

Il successore di Papus, il fratello Charles Détré (Téder), morì nel 1918, trasmettendo i suoi poteri di Grande Maestro al fratello Jean Bricaud, di Lione. Quest’ultimo, all’epoca della riorganizzazione del Martinismo, dopo la guerra ristabilisce l’ordine sulle basi solide della Muratura Simbolica, decretando che, solo, oramai, i Massoni che possiedono il grado di Maestro[13], potrebbero unire l’Ordine Martinista.”.

 

Questa decisione di Bricaud produsse separazioni e scissioni all’interno dell’Ordine Martinista francese e in quelli europei. Già alcuni Ordini, compreso quello italiano, avevano preso le distanze dall’Ordine Martinista francese quando Encausse, Sédir e Chamuel furono consacrati Vescovi della Chiesa Gnostica a Jules Doinel, e costituirono nel 1911 l’Eglise Gnostique  Universel, costituendola Chiesa ufficiale dell’Ordine Martinista.

Questa proclamazione, come la successiva di Bricaud, contraddiceva uno dei Landmark Martinisti, quello dell’universalità e quindi dell’accoglienza nell’Ordine di uomini e donne di qualsiasi razza e religione.

Evidentemente, Jean Bricaud aveva la finalità di avvicinarsi al potere massonico per la conservazione e il progresso dell’Ordine, e anche una sorta di imitazione e allineamento alla Chiesa cattolica, sia per motivi pragmatistici, sia per la sua educazione in seminario. Bricaud era anche Il Patriarca gnostico.

Durante il periodo della Gran Maestranza Bricaud nacquero la funzione e il grado di Iniziatore, che escludeva le donne SaIa della facoltà di iniziare.

Sia in Francia che negli Ordini europei si creò una certa confusione di ruoli. La descrive bene Aldebaran SaIaIain un Vademecum[14] Martinista:

 

“In Francia, attualmente e dopo numerose varianti, si è addivenuti alla stabilizzazione del 4° grado, che consente al suo possessore di iniziare fino al 3° grado, ma non di concedere i poteri iniziatici, che sono acquisiti nel corso di una cerimonia particolare. In Italia, con le costituzioni di Flamelicus, si addivenne nel 1946 alla suddivisione in due categorie del grado di Superiore Incognito assegnando prima la qualifica di Sa Ia Kabbalista autorizzato a concedere l’iniziazione al 1°, 2° e 3° grado con l’ausilio del gruppo, e poi la qualifica di Libero Iniziatore che tali gradi poteva concedere, e con essi anche i poteri iniziatici, al SaIaKabbalista direttamente o in gruppo. Tale regola ibrida fu successivamente abrogata con la costituzione del 4° grado (Iniziatore), che poteva essere concessa soltanto da un componente del Supremo Collegio dei Superiori Incogniti membri del governo dell’Ordine.”

 

In Italia quindi, il grado di Superiore Incognito Iniziatore fu costituito in epoca imprecisata, ma successivamente al 1946. I Superiori Incogniti, previa autorizzazione e nomina a Kabbalista, potevano quindi iniziare, indipendentemente dal sesso.

In alcuni Ordini Martinisti che assumano la denominazione e/o degli Eletti Cohen vi è una chiusura concettuale di fronte all’iniziazione, passiva o attiva, delle donne.

Ben la spiega Brunelli nello scritto allegato, ma che è bene riportare anche ora:

Il vero motivo [di Martinez sull’inopportunità dell’iniziazione femminile] era di ordine metapsichico: egli considerava le donne come non idonee perché negava loro il potere di comandare agli spiriti sia buoni che cattivi. Del resto la cosiddetta «inferiorità» della donna dal punto di vista teurgico è un retaggio biblico e noi sappiamo che Martinez era praticamente un kabbalista cristiano (ammesso che così ci sia facile inquadrarlo, anche se ciò non corrisponde esattamente alla verità).

Sempre secondo la «reintegrazione» il trattato del Maestro, ammettendo le donne ai lavori teurgici, gli Eletti Cohen rischiavano di comprometterne il successo in quanto esse rappresentavano l’Eva, il frutto della prima caduta dell’Uomo-Dio. E questo ragionamento può essere valido ammettendo la «caduta». Per la stessa ragione un Réau+Croix non doveva avvicinarsi alla donna (fattore dissolvente e acqua corrosiva anche secondo gli Alchimisti ed i Tantristi) per 40 giorni prima delle Operazioni. La stessa interdizione è conservata in altre fraternità occulte occidentali.

Questa rigida posizione era tuttavia attenuata dagli Statuti e dai regolamenti dell’Ordine in cui veniva stabilito che le donne potevano essere ammesse a condizione che «una prova diretta o fisica della Chose stessa» si fosse manifestata nel corso dello scrutinio teurgico eseguito per giustificare la loro iniziazione.

Dobbiamo aggiungere tuttavia che egual trattamento era riservato agli uomini. Di che cosa si trattava? La «chose» designava l’eggregoro dell’Ordine; prima di ammettere dunque una donna nella catena, si interrogava l’eggregoro: una sua risposta positiva, mediante l’osservazione di un «passo», apriva le porte dell’Iniziazione.

Diversamente pensava Louis-Claude de Saint-Martin. Egli scrisse nella corrispondenza intercorsa tra lui e Willermoz in occasione dell’ammissione della sorella nell’Ordine:

L’anima feminile non esce dalla stessa sorgente da cui proviene quella rivestita di un corpo maschile? Non deve compiere la stessa opera, lo stesso spirito da combattere e gli stessi frutti su cui sperare?”.

Tuttavia — raccomanda — persisto nell’opinione che le donne tra di noi debbono essere in piccolo numero e soprattutto scrupolosamente esaminate. E la ragione forse è contenuta in questa frase: «La donna mi è apparsa migliore dell’uomo, ma l’uomo più vero della donna.

Altro aforisma che dobbiamo riportare, anche se non interessa dappresso il nostro argomento, ma che forse corrisponde a verità, è questo: «Le grandi verità non si insegnano bene che nel silenzio, per contro la necessità delle donne è che si parli e che loro parlino e allora tutto si disorganizza come io stesso — parla Saint Martin — più volte ho sperimentato».

Saint Martin, che era un mistico, approva dunque l’ammissione delle donne anche nei gruppi operativi, ma dà tuttavia queste istruzioni!

«io impiegherei al vostro posto, per tutte le donne, delle parole di semplice potenza quaternaria, mentre all’uomo lascerei riservate quelle di doppia potenza».

La cerimonia doveva essere eguale a quella degli uomini così come eguali erano i tracciati sul suolo. L’Ordine Martinista Francese di Papus dà per contro alla donna le stesse prerogative che vengono concesse all’uomo, inclusa quella di «seminare», forse in ricordo di Amelia de Boisse de Mortemart.”



In questa semplicissima ma illuminante indicazione rituale di Saint-Martin sta forse la risoluzione del problema dell’iniziazione femminile.

 

 

Alla fine degli anni 1980 Giovanni Aniel, Gran Maestro dell’ “Antico Ordine Martinista” lavorò a un documento che avrebbe pubblicato nel 1992 sotto il nome di “La Magna Charta del Martinismo”. La “Magna Charta”, si compone di otto punti, che definiscono l’ordine per quanto riguarda la filosofia e il funzionamento pratico dell’Ordine.

La “Magna Charta” costituisce la costituzione dell’ ‘ “Antico Ordine Martinista” su diversi punti, soprattutto per quanto riguarda i SaIaIa e la posizione del Gran Maestro. Un’altra modifica riconosce alle donne la facoltà di trasmettere l’iniziazione. La prima donna a ricevere i poteri iniziatici è stata Maria SaaIadi una Loggia della Collina di Milano. In una e-mail datata 11 maggio 2001 diretta a Milko Boogaard, storico del Martinismo,  Fabrizio Mariani affermò che si era deciso di fondare il “Ordine Martinista Universale”.

 

Gentile amico, quando le donne hanno avuto la facoltà di trasmettere l’iniziazione Martinista, per segnare il nuovo corso, si è deciso di cambiare il nome dell’Ordine … il nome è stato cambiato in” Ordine Martinista Universale “, e rappresenta una diretta continuazione dell’Ordine Martinista Antico e TradizionaleGiovanni ne Aniel è Gran Maestro dal 2 dicembre 1984. Spero di esserle Stato utile. Cordialmente, Fabrizio Mariani”

 

Molti Ordini Martinisti continuano la tradizione originaria papusiana riconoscendo la trasmissione iniziatica alle donne. Fra questi l’Ordre Martiniste risvegliato dal figlio di Papus nel 1954 ed il cui Gran Maestro è, attualmente, Emile Lorenzo. Così anche l’Ordre Martiniste des Chevaliers du Christe, che ha per Gran Maestro Remy Boyer. Anche il ricostituito O.M.A.T. da parte di Amorifer SaIaIa segue tale procedimento. In genere, sono gli Ordini Martinisti che si richiamano alla tradizione Martinezista degli Eletti Cohen o che derivano dall’influenza neo-gnostica e para-massonica di Jean Bricaud che negano alle donne la possibilità della trasmissione iniziatica.

 

La maggior parte di coloro che perseguono le vie iniziatiche, noi compresi, ha preso il loro primo latte di conoscenza da René Guènon e da Julius Evola.

Pur inchinandosi di fronte all’indiscussa superiorità di questi grandi Maestri, sommessamente ci domandiamo se la loro rivolta contro il mondo moderno, soprattutto in relazione alle gerarchie iniziatiche e alla cosiddetta “regolarità” non sia da rimeditare nell’indicazione evoliana di “cavalcare la tigre”, nella difficile Opera di vivere, anche se dolorosamente, nel regno della quantità per trasformalo per quanto possibile nel regno spirituale.

La tekné, che in questo stesso momento ci muove la mano, è un disvalore in sé o rispetto all’uso che se ne fa? All’obbedienza verso un capo qualsiasi preferiamo inevitabilmente nell’oggi l’indicazione rituale Martinista:

 

Non dovrai ricevere ordini da nessun altro che la tua propria Coscienza, ma agirai sempre con Onore”.

 

Riguardo poi alla regolarità per via “verticale” non esistono Ordini Iniziatici che non abbiano origine temporale prima della fine del XIX secolo, con la loro caratteristica forma un po’ pompier e un po’ granguignol, con la loro ansia di trovare degli antenati, veri o falsi che siano.

Questa “invenzione” aveva per fine di combattere i dilaganti figli degeneri dell’Illuminismo, il materialismo, lo scientismo, il positivismo e nel contempo le “deviazioni “ metafisiche come lo spiritismo e la teosofia.

Sono effettivamente “regolari” – secondo la significato che si vuole attribuite a questo termine – la Chiesa e la Massoneria, per la loro maggiore antichità?

Conosciamo bene le falsificazioni e le prevaricazioni cattoliche e le leggende, a volte ingenue a volte truffaldine, all’origine dei riti massonici..

Valgono molto di più, a nostro parere, le aggregazioni spontanee, casuali o causali di uomini e donne che sull’infinita via dell’iniziazione operano e producono pensiero e spiritualità, con buona pace dei Grandi Elefanti d’Egitto. E solo in questo si può valutare la luce nella condotta  e nella regolarità della finalità iniziatica.

 

ALLEGATO N° 1

Da Esopedia, l’enciclopedia del Sapere Esoterico

 

di Nebo SaIaIa (Francesco Brunelli)

Nel Martinismo in rapporto al tipo di lavoro eseguito dai diversi raggruppamenti — seguenti ciascuno una loro particolare tecnica — notiamo differenti posizioni in rapporto al problema della utilizzazione della donna al lavoro di gruppo. Ciò spiega le apparenti divergenze.

Per Martinez de Pasqually, il Maestro fondatore del Martinezismo (il cui gruppo lavora teurgicamente), non esistevano quelle ragioni adottate dai Massoni per non ammettere le donne nel lontano 1770 o giù di lì, e cioè la frivolezza, le indiscrezioni, le possibili rivalità amorose che poteva provocare la loro presenza nel «tempio» — come scrive il Le Forestier.

Il vero motivo era di ordine metapsichico: egli considerava le donne come non idonee perché negava loro il potere di comandare agli spiriti sia buoni che cattivi. Del resto la cosiddetta «inferiorità» della donna dal punto di vista teurgico è un retaggio biblico e noi sappiamo che Martinez era praticamente un kabbalista cristiano (ammesso che così ci sia facile inquadrarlo, anche se ciò non corrisponde esattamente alla verità).

Sempre secondo la «reintegrazione» il trattato del Maestro, ammettendo le donne ai lavori teurgici, gli Eletti Cohen rischiavano di comprometterne il successo in quanto esse rappresentavano l’Eva, il frutto della prima caduta dell’Uomo-Dio. E questo ragionamento può essere valido ammettendo la «caduta». Per la stessa ragione un Reau+Croix non doveva avvicinarsi alla donna (fattore dissolvente e acqua corrosiva anche secondo gli Alchimisti ed i Tantristi) per 40 giorni prima delle Operazioni. La stessa interdizione è conservata in altre fraternità occulte occidentali.

Questa rigida posizione era tuttavia attenuata dagli Statuti e dai regolamenti dell’Ordine in cui veniva stabilito che le donne potevano essere ammesse a condizione che «una prova diretta o fisica della Chose stessa» si fosse manifestata nel corso dello scrutinio teurgico eseguito per giustificare la loro iniziazione.

Dobbiamo aggiungere tuttavia che egual trattamento era riservato agli uomini. Di che cosa si trattava? La «chose» designava l’eggregoro dell’Ordine; prima di ammettere dunque una donna nella catena, si interrogava l’eggregoro: una sua risposta positiva, mediante l’osservazione di un «passo», apriva le porte dell’Iniziazione.

Diversamente pensava Louis-Claude de Saint-Martin. Egli scrisse nella corrispondenza intercorsa tra lui e Willermoz in occasione dell’ammissione della sorella nell’Ordine:

L’anima feminile non esce dalla stessa sorgente da cui proviene quella rivestita di un corpo maschile? Non deve compiere la stessa opera, lo stesso spirito da combattere e gli stessi frutti su cui sperare?”.

Tuttavia — raccomanda — persisto nell’opinione che le donne tra di noi debbono essere in piccolo numero e soprattutto scrupolosamente esaminate. E la ragione forse è contenuta in questa frase: «La donna mi è apparsa migliore dell’uomo, ma l’uomo più vero della donna”.

Altro aforisma che dobbiamo riportare, anche se non interessa dappresso il nostro argomento, ma che forse corrisponde a verità, è questo: «Le grandi verità non si insegnano bene che nel silenzio, per contro la necessità delle donne è che si parli e che loro parlino e allora tutto si disorganizza come io stesso — parla Saint Martin — più volte ho sperimentato».

Saint Martin, che era un mistico, approva dunque l’ammissione delle donne anche nei gruppi operativi, ma dà tuttavia queste istruzioni!

«io impiegherei al vostro posto, per tutte le donne, delle parole di semplice potenza quaternaria, mentre all’uomo lascerei riservate quelle di doppia potenza».

La cerimonia doveva essere eguale a quella degli uomini così come eguali erano i tracciati sul suolo. L’Ordine Martinista Francese di Papus dà per contro alla donna le stesse prerogative che vengono concesse all’uomo, inclusa quella di «seminare», forse in ricordo di Amelia de Boisse de Mortemart. In altri gruppi Martinisti e in Italia vengono tenuti presenti alcuni fattori e le cose si svolgono differentemente. Ne parlerà Aldebaran.

Si tratta ora di tirare le somme di quanto abbiamo riferito.

Nei gruppi operativi Martinisti, come abbiamo visto, esiste una differenziazione tra potenzialità maschili e potenzialità femminili; in genere è l’Eggregoro che decide; nei raggruppamenti mistici, per contro, tale differenza non può esistere.

Ciò è spiegabile se si conosce il problema delle polarità. La donna nel suo complesso è negativa, ricettiva, l’uomo per contro è positivo, emette.

È una pura questione energetica. Non staremo qui a dilungarci sulla storia dei corpi sottili alla maniera teosofica ed occultistico-spiritualista — anche perché sono tutte cose fritte e rifritte e note almeno a chi è giunto fino al Martinismo.

Ricorderemo semplicemente che il corpo umano può essere considerato come una stazione ricevente e trasmittente, come un agglomerato energetico avente una continuità di scambi con l’energia che lo circonda, sia essa libera che gravitante intorno ad altri nuclei. La magia e la teurgia si basano su tale assunto e tale assunto è la chiave di ogni contatto teurgico.

Ora nell’uomo vi sono quattro stazioni riceventi che sono le due palme delle mani e le due piante dei piedi, nella donna, – e questo la rende recettiva al massimo (vedi funzione del sacerdozio femminile negli antichi tempi) -, ve n’è una quinta: la yoni.

E vi sono nell’uomo 20 stazioni emittenti rappresentate dalle dita delle mani e dei piedi; nell’uomo una ventunesima stazione in più che lo rende positivo: il fallo.

E se l’uomo è un essere che deve combattere la sua battaglia quaggiù con i piedi in terra e non con la testa sulle nuvole, e la matematica è matematica, gli arcani — che sono semplici e candidi come pargoletti innocenti — sono chiari a chiunque!

Con ciò noi non disturbiamo neppure il padre Adamo come era costretto a fare il nostro maestro Martinez de Pasqually.

Ma non sostengo né voglio concludere che la teurgia e il resto non si addicano alla donna… no, lo stesso Martinez interrogava la «Chose» non potendo dosare gli ormoni… alla donna sono aperte anche le porte della teurgia, ma non a tutte.

Vediamo il perché.

Alcuni occultisti hanno paragonato l’uomo a una pila in cui il costituente positivo è rappresentato dal Sole (lo spirito, per intenderci, maschio), il costituente negativo dalla Luna (l’apparato sensoriale, femmina), l’intermedio tra i due ove avvengono le reazioni, il Mercurio (neutro) e il corpo ove si manifesta il Saturno (o in termini differenti ma esprimenti la stessa cosa: polo positivo lo spirito, negativo il «corpo», neutro l’anima).

Potremmo dire qui tante cose, ma è chiaramente adombrabile che se non vi è unione del maschio con la femmina, del sole con la luna, sì da generare il «nostro Mercurio», il saturno rimarrà sempre l’asino descritto da Apuleio e potrà mangiare tutte le rose che esso incontrerà sulla sua strada senza che avvenga il miracolo della trasformazione in Re.

È così che una prima suddivisione in termini energetici è stata fatta per il «complesso umano». Però non è tutto qui, occorre che il sole sia Sole, maschio, positivo, e che la luna sia Luna, femmina, negativa, altrimenti nessuna unione sarà possibile se non in forme aberranti dalla natura… forme distorte e come tali rigettabili, ammesso poi che sia possibile far scoccare la «scintilla». Dirò di più a chiarimento di questa suddivisione in polarità.

Una schematizzazione simile non deve trarre nessuno in inganno ed è perfettamente inutile fare dei conti e vedere che essi non tornano. Questa schematizzazione va costruita, resa vivente perché essa esista; se non esiste, allora è presto fatto, abbiamo un saturno/luna-negativo e un sole (se ci fosse) positivo.

Sotto un tale profilo dobbiamo subito chiarire una prima presa di posizione. Dice un eminente occultista, Giuliano Kremmerz, che, nella esplicazione della vita, tutti gli esseri umani, ma le donne in maggior numero, posseggono in permanenza la «coscienza vigilante» in tutti gli atti della loro manifestazione esterna. Ora, per questo Autore, la «coscienza vigilante» è in stretto rapporto con la coscienza dell’uomo storico, cioè dell’Io imperituro, tanto per capirci. Una sua labilità favorisce — continua il Kremmerz — l’ingresso delle ombre e delle illusioni. Questo non è un ostacolo, tuttavia occorre tenerlo presente quando si deve operare insieme a elementi femminili. Voi tutti sapete che il Kremmerz ammetteva nei suoi circoli e nella sua catena anche le donne; quanto ho detto non deve allarmare, ma deve essere conosciuto perché con facilità si può ovviare a qualsiasi inconveniente.

E poiché abbiamo citato il Kremmerz — che è un maestro provato — riferiamo un’altra nota desunta dai suoi lavori.

Egli afferma che l’essere umano, distinto per le particolarità del sesso, può rispondere a quattro casi speciali:

Corpo fisico maschile – fluidico maschile;

Corpo fisico maschile – fluidico femminile;

Corpo fisico femminile – fluidico maschile;

Corpo fisico femminile – fluidico femminile.

In altri termini, fluidicamente o energicamente parlando, una donna può essere positiva (quindi maschile) o negativa (quindi femminile). Egli aggiunge che un uomo positivo sui due piani si completa con una donna negativa sugli stessi piani. Che un uomo positivo fisicamente e negativo fluidicamente si completa con la donna negativa fisicamente e positiva fluidicamente. E questo spiega il perché delle particolari tecniche delle operazioni condotte da un uomo e una donna insieme e chiarisce altresì che non è di fondamentale importanza il sesso per determinare il ruolo che una donna può rivestire in una comunità iniziatica, ma la sua carica. Scientificamente troviamo la conferma di queste vedute con lo studio dell’endocrinologia e degli ormoni e del loro tasso circolante nel sangue nonché degli effetti di detti tassi… resterebbe semmai da chiarire quale cosa sia più determinante e cioè se il tasso ormonale è un effetto o una conseguenza, ma, non essendo questo il nostro problema, lo accenniamo appena, lasciando a chi vuole trarne le conclusioni.

Ai fini di un lavoro Osirideo — e i Fratelli che seguono ci diranno che cosa intendo dire — potremo stabilire una scala di valori che dovrebbe essere la seguente:

1.     Idoneità massima per l’uomo positivo fisicamente e fluidificamente;

2.     Idoneità per la donna negativa fisicamente, ma positiva fluidificamente;

3.     Idoneità per l’uomo positivo fisicamente, negativo fluidificamente;

4.     Nessuna idoneità Osiridea, ma solo Isiaca, per la donna negativa fisicamente e fluidificamente.

Se in quanto ho detto, e nelle conclusioni che ho tratto, vi fossero errori, tutti sono liberi di apportarvi le loro correzioni.

Resterebbe ora — per completare il tema delle polarità — dover parlare dell’androgino. Noi non lo faremo perché la tematica generale è dedicata alla donna, ma vi sottoponiamo un disegno ed una nota di un nostro maestro passato, Stanislas de Guaita, lasciandovi alla sua meditazione, e scopriremo così anche una concordanza con quanto precedentemente abbiamo detto.

Riassumiamo:

La legge dell’equilibrio vitale permette di localizzare a priori non solo la bipolarità di ciascuno dei tre sistemi dinamici: intellettuale, animico, astrale (ricordiamo il sole, il mercurio, la luna di sopra), ma i termini di una polarizzazione di inversa reciprocità e complementare che dall’intellettuale va al fisico da un lato nel maschio e dall’altro nella femmina. Questa è la chiave assoluta della biologia occulta, di natura universale, ma che limitiamo alla fisiologia umana e alla biologia dell’androgine umano. Il che equivale — aggiungiamo — a quel che diceva il Kremmerz.

Il Guaita formula così la legge:

Il maschio è positivo nella sfera sensibile, negativo nella sfera intellegibile.

La femmina, inversamente, è positiva nella sfera intellegibile, negativa nella sfera sensibile.

Inversamente complementari, il maschio e la femmina sono neutri nella sfera mediana psichica.

Questa similitudine animica è anche il solo loro punto di fusione. Applicando questa legge universale alla coppia umana e considerando che nell’essere umano vi sono i seguenti tre centri «occulti» di attività:

1.     Intellettuale: localizzato nel cervello e di cui il polo occulto risiede nelle circonvoluzioni superiori di questo organo.

2.     Animico: localizzato principalmente nel cuore e nel gran simpatico e di cui il centro occulto non è altro che il plesso solare.

3.     Sensitivo: che distribuisce l’energia ai diversi organi dei sensi e di cui il polo occulto corrisponde all’organo genitale.

diremo che

Nell’uomo l’organo genitale è maschile o positivo e il cervello femminile o negativo.

Nella donna l’organo sessuale è femminile o negativo e il cervello maschile o positivo.

Nell’uomo e nella donna il plesso solare costituisce il punto centrale equilibrante dell’intero organismo.

L’essere maschile significa produrre il seme, l’essere femminile significa ricevere il seme, elaborarlo, svilupparlo. Eguale significato ha attivo e passivo. Ora se ciò ben si comprende per gli organi sessuali, è di difficile comprensione per il cervello ove si manifesta la contropolarità del sesso.

Ora — afferma il de Guaita — il cervello maschile della femmina dà lo sperma intellettuale, il germe delle idee; è questo cervello maschile della donna che feconda il cervello femminile dell’uomo e sono i centri animici o mediani che divengono il luogo proprio della cupola, mentre la fecondazione avviene quando il sentimento si sublima per raggiungere il cervello, ove riprende la sua prima qualità di sperma ideale “indovato” nell’utero.

In tal modo possiamo stabilire la seguente equazione:

cervello della donna fallo dell’uomo

cervello dell’uomo vagina della donna

Naturalmente qui è valida la legge per cui i contrari si attirano e i simili si respingono. Dobbiamo riassumere queste istruzioni e pertanto lasciamo agli amici trarne tutte le possibili deduzioni. Quanto al centro mediano equilibrante i due poli occulti (intellettuale o cerebrale e sensitivo o genitale), affermiamo che esso è neutro sia nell’uomo come nella donna. Esso rappresenta il punto equilibrante sia della bilancia bipolare di ciascun individuo, sia di quella quadripolare dell’androgino umano.

La forza propria a questo centro è l’amore la cui essenza è eguale sia per l’uomo che per la donna; tale amore può essere portato sia al polo cerebrale (adorazione) sia al polo sessuale (appetito venereo). Quand’esso (e lo diciamo complementariamente per completare anche se in modo appena accennato l’argomento) si realizza nella sua perfezione, allora avremo la stabilità di un equilibrio meraviglioso mediante la fusione dei centri neutri in un sol centro. Ma attenzione, in questo quaternario potrebbero generarsi degli squilibri pericolosissimi, facilmente intuibili esaminando la fig. 2 e scomponendola in due ternari.

Sommariamente abbiamo esaminato le polarità; se l’Ordine opera magicamente queste polarità umane non possono essere ignorate, se l’Ordine opera misticamente queste polarità hanno un valore relativo. In sede di congresso Martinista, aperto a tutti i gradi del nostro venerabile Ordine, hoc sufficit per poter comprendere e meditare sugli arcani e le leggi note ai SaIa.

Perseverando e perfezionando la vita fisica, colmando la vita mentale, lo scopo della Natura (che dovrebbe essere anche il nostro) è di svelare, in un corpo fisico e mentale perfetti, le attività trascendenti dello Spirito[15].

La Mente ritrova effettivamente in pieno la sua forza e la sua misura, solo quando si getta nella vita e ne accetta le possibilità e le resistenze quali mezzi per raggiungere una più alta perfezione.

 

ALLEGATO N° 2

 

IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI FRANCESCO BRUNELLI

(Scannerizzazione dell’originale)

 

[1] L’interpretazione negativa di Fabrizio Mariani può essere smentita dalla relazione di Brunelli su Differenze di polarità fra uomo e donna, allegata al testo.

[2] In realtà Pietro Ribuffo era Martinista.

[3] Allegato in scannerizzazione dell’originale.

[4] I Quaderni iniziatici di Papus a cura di Robert Amadou trad.ne di Igneus SaIaLaIa Ed. Privata

[5] Pierre Augustin Chaboseau (1868-1946) e Gérard Encausse –Papus – (1865-1916), entrambi studenti di medicina, scopersero che entrambi avevano ricevuto l’apertura Martinista, Pierre da sua zia, nel 1886, Papus da Henry Delaage, nel 1882. Il loro incontro produsse la nascita dell’Ordine Martinista.

[6] Attualmente la Gran Maestra dell’Ordine Martinista Internazionale, che raggruppa la maggior parte degli Ordini Martinisti, è la francese Catherine Caillault.

[7]  Da una lettera conservata nell’’archivio di Jean Chaboseau.

[8] Rituel de l’Ordre Martiniste dressé par Teder. Coll. Priv.

[9] L’affermazione potrebbe essere più corretta in riferimento all’ermetismo.

[10] Ritual and Monitor of the Martinist Order,  Dr. Eduard Blitz, General Delegate of the Supreme Counsil of the Martinist Order of the USA. 2 april 1896. (in corso di traduzione). Ma Robert Ambelain attribuisce a Tedér stesso la stesura del rituale Blitz.

[11] L’affermazione potrebbe essere più corretta in riferimento all’ermetismo.

[12] Vedi la voce Jean Bricaud www.eresie.it/d791.htm

[13] Naturalmente, Maestri delle Massonerie “regolari” che non ammettono donne.

[14] Vademecum del SaIaIaEdizione riservata Coll. privata

[15] Cfr. Aurobindo La sintesi dello Joga – Ed. Ubaldini – Roma

 


 

 

 

 

MARTINEZISMO, WILLERMOZISMO,
MARTINISMO, MASSONERIA.

Papus

INTRODUZIONE

Tanti errori sono stati detti nei riguardi del movimento martinista, tante calunnie sono state proferite sulle sue creature e sul suo vero carattere, che si rende opportuno riprendere alcuni punti della sua storia e mettere in chiaro la reale situazione ch’esso occupa oggi di fronte alle diverse società collegate ad un simbolismo qualsiasi.
Per permettere ad ogni membro dell’Ordine Martinista, come ad ogni ricercatore imparziale, di distruggere per sempre le calunnie più o meno interessate sparse sull’Ordine, ci accingiamo ad esporre assai imparzialmente i differenti aspetti che ha presentato e che possono racchiudersi in quattro grandi periodi:

1 – Il Martinezismo di Martinez de Pasqually

2 – Il Willermozismo di J. B. Willermoz

3 – Il Martinismo di Claude de Saint-Martin

4 – Il Martinismo contemporaneo

***************************

GLI ILLUMINATI – SWEDENBORG – MARTINEZ E WILLERMOZ – GLI ILLUMINATI CRISTIANI – LA ROSA-CROCE

E’ impossibile rendersi conto chiaramente del carattere reale del Martinismo in ogni epoca, se per prima cosa non si stabilisce la capitale differenza che separa le società d’illuminati dalle società di massoni.
La società d’illuminati è legata all’invisibile da uno o più capi.
Il suo principio di esistenza e di durata ha dunque la sua origine in un piano superumano e il suo governo avviene dall’alto in basso, con l’obbligo, per i membri della fratellanza, di obbedire ai capi, allorchè sono entrati nel cerchio interiore, o di abbandonare questo cerchio interiore.
La società dei massoni non è per nulla legata all’invisibile.
Il suo Principio di esistenza e di durata ha origine dai suoi membri e soltanto dai suoi membri; tutto il suo governo si svolge dal basso in alto con selezioni successive per elezione.
Ne segue che quest’ultima forma di fratellanza non può produrre per fortificare la sua esistenza che le carte e i documenti amministrativi comuni ad ogni società profana; mentre gli ordini d’Illuminati si riferiscono sempre al Principio invisibile che li dirige.
La vita privata, le opere pubbliche e il carattere dei capi della maggior parte delle fratellanze d’Illuminati mostrano che questo Principio invisibile appartiene al Piano divino, e che non ha nulla a che fare con Satana o i demoni, come cercano di insinuare i clericali allarmati dal progresso di questa Società.
La Fraternità d’Illuminati più nota, anteriore a Swedenborg e la sola di cui si possa parlare al mondo profano, è quella dei Fratelli Illuminati della Rosa-Croce, la costituzione e la chiave della quale saranno rese note fra parecchi anni. Sono i membri di questa fratellanza che hanno deciso la creazione di società simboliche, raccomandato di conservare i rudimenti dell’iniziazione ermetica e che hanno dato pure origine ai diversi riti della Massoneria. Dunque non vi può essere confusione tra l’Illuminismo o centro superiore di studi ermetici e la Massoneria o centro inferiore di conservazione riservato ai principianti. Solamente entrando nelle fratellanze di illuminati i massoni possono ottenere la conoscenza pratica di questa luce, dopo di che essi progrediscono di grado in grado.

SWEDENBORG

Agli sforzi incessanti dei fratelli illuminati della Rosa-Croce, l’invisibile recò un contributo considerevole con l’illuminazione di Swedenborg il celebre sapiente svedese.
La missione realizzatrice di Swedenborg consistette soprattutto nella costituzione di una cavalleria laica del Cristo, incaricata di difendere l’idea cristiana nella sua primitiva purezza e di attenuare nell’invisibile, i deplorevoli effetti delle concussioni, degli accaparramenti di fortuna e di tutti i procedimenti cari al “Principe di questo Mondo”, messi in opera dai gesuiti, con il pretesto di cristianesimo.
Swedenborg suddivise la sua opera di realizzazione in tre sezioni:
1° La sezione di insegnamento costituita dai suoi libri e dal racconto delle sue visioni.
2° La sezione religiosa costituita dall’applicazione rituale dei insegnamenti.
3° La sezione incaricata della tradizione simbolica e pratica, costituita dai gradi iniziatici del Rito swedenborghiano.
Per il momento ci interessa solo quest’ultima. Era suddivisa in tre sezioni secondarie: la prima elementare e massonica, la seconda elevava il recipiendario sino all’illuminismo e la terza attiva.
La prima sezione comprendeva i gradi di: apprendista, compagno, maestro e maestro eletto.
La seconda sezione comprendeva i gradi di: apprendista cohen (o maestro eletto illuminato), compagno cohen, maestro cohen.
La terza sezione comprendeva i gradi di: 1° maestro cohen delegato alla realizzazione elementare o apprendista Rosa-croce; 2° cavaliere Rosa-Croce commendatore; 3° Rosa-Croce illuminato o Kadosch (maestro grande architetto) .
Si rivelerà che gli scrittori massoni e fra gli altri il Ragon, non hanno avuto, sull’illuminismo, che informazioni di seconda mano e che non hanno potuto dare le informazioni che diamo adesso, nè vedere la chiave del passaggio da una sezione all’altra con Io sdoppiamento del grado superiore di ogni sezione.
Inoltre si osserverà che il solo vero creatore degli alti gradi è Swedenborg e che questi gradi si allacciano esclusivamente all’Illuminismo e sono stati gerarchizzati e costituiti direttamente dagli Invisibili.
Più tardi, certi falsi massoni cercheranno di appropriarsi dei gradi dell’Illuminismo e non perverranno che a mettere in mostra la loro ignoranza.
Infatti, il possesso del grado di fratello illuminato della Rosa-Croce non consiste nella proprietà di una pergamena e di un collare.
Essa si prova solo con il possesso di poteri spirituali attivi che la pergamena e il collare non possono che indicare.
Ora, fra gli iniziati di Swedenborg uno di coloro ai quali l’Invisibile prestò in modo particolare la sua incessante assistenza, vi fu un uomo dotato di grandi capacità di realizzazioni in tutti i piani: Martinez de Pasqually che ricevette l’iniziazione dal Maestro a Londra e che venne incaricato di diffonderla in Francia.

IL MARTINEZISMO

Grazie alle stesse lettere di Martinez, abbiamo potuto fissare l’esatta ortografia del suo nome, finora storpiato dai critici (Reghellini, 2° vol. pag 434, citato dal Ragon): grazie anche agli archivi che possediamo, e all’appoggio incessante dell’invisibile, se noi potremo dimostrare che Martinez non ha mai avuto l’idea di ricondurre la massoneria a “principi essenziali” che egli disprezzò sempre, da buon illuminato che era. Martinez ha passato metà della sua vita a combattere i nefasti effetti della propaganda senza fede di quei pedanti delle logge che, abbandonando la via segnata dai Superiori Incogniti, hanno voluto farsi perni dell’Universo e sostituire l’azione del Cristo con la loro e i consigli dell’Invisibile con i risultati degli scrutini emessi dalla moltitudine. Dunque, in che cosa consisteva il Martinezismo?
Nell’acquisizione, con la purezza corporale, animica e spirituale dei poteri che permettono all’uomo di entrare in relazione con gli esseri invisibili, quelli che le chiese chiamano angeli e di pervenire così, non solo alla reintegrazione personale dell’operatore, ma anche a quella di tutti i suoi discepoli di buona volontà.
Martinez accoglieva nella sala delle sedute coloro che gli chiedevano la luce. Tracciava i cerchi rituali, scriveva le parole sacre, pregava umilmente e con fervore agendo sempre in nome del Cristo, così come ne hanno fatto testimonianza tutti coloro che hanno assistito alle sue operazioni e come attestano anche tutti i suoi scritti.
Allora gli esseri invisibili apparivano, sempre in piena luce. Questi esseri agivano e parlavano: impartivano insegnamenti elevati, invitavano alla preghiera e al raccoglimento, e ciò senza medium in trance, senza estasi nè allucinazioni morbose.
Quando l’operazione era terminata e gli esseri invisibili erano scomparsi, Martinez dava ai suoi discepoli il mezzo d’arrivare a ottenere, da soli, i medesimi risultati.
Solamente dopo che essi avevano ottenuto, da soli, l’assistenza dell’Invisibile, Martinez dava loro il grado di Rosa-Croce, come lo dimostrano, con evidenza, le sue lettere.
L’iniziazione di Willermoz, che durò più di dieci anni, quella di Claude de Saint-Martin e degli altri ci insegnano che il Martinezismo era consacrato a cosa diversa dalla pratica della massoneria simbolica e che occorre non essere mai stati ammessi alla soglia di un centro reale d’Illuminismo per confondere i discorsi dei venerabili con i lavori attivi dei Rosa-Croce martinisti.
Martinez vuole innovare così poco che conserva integralmente i nomi dati ai gradi dagli invisibili e trasmessi da Swedenborg. Dunque sarebbe più logico dire Swedenborghismo adattato anzichè Martinezismo. (Nei misteri – del Rito di Swedenborg – è detto che quando l’uomo, con una vita nuova, santa e esemplare, si è Integrato nella sua primitiva dignità e che, con utili lavori, ha ricuperato i suoi diritti primitivi, allora si riaccosta al suo Creatore con una vita nuova speculativa, animata dal soffio divino: è Iniziato eletto Cohen: nelle Istruzioni che riceve, impara le scienze occulte in ogni loro parte, che gli fanno conoscere i segreti della natura, l’arte chimica, l’ontologia e l’astronomia.).
Ma Martinez considera talmente la Massoneria come una scuola d’istruzione elementare e inferiore che il suo “Maestro Cohen” dice: Sono stato ricevuto maestro Cohen passando dal triangolo ai cerchi.
Il che vuol dire, traducendo i simboli: “Sono stato ricevuto maestro illuminato passando dalla Massoneria alla pratica dell’Illuminismo”.
Ugualmente si domanda all’apprendista cohen: “Quali sono i differenti segni, parole e toccamenti convenzionali degli Eletti Massoni Apocrifi?
Ed egli risponde: “Per l’apprendista Jachin, la parola di passo Tubalkain; per il compagno Booz, la parola di passo Shibbolet, per il Maestro Makbenak, la parola di passo Giblin”.
Dunque, era necessario possedere non tre, ma almeno sette gradi della Massoneria ordinaria per diventare cohen. La lettura, anche superficiale, del catechismo è sufficiente a questo grado.
Martinez cercò di sviluppare ogni membro del suo Ordine con il lavoro personale lasciandogli tutta la libertà e responsabilità dei suoi atti. Selezionò con la massima cura ciascuno dei suoi membri e non conferì i gradi che a una reale aristocrazia dell’intelligenza. Infine ammetteva all’iniziazione le donne con gli stessi diritti degli uomini e con le stesse garanzie.
Gli iniziati, una volta preparati, si riunivano tra loro per aiutarsi a vicenda e queste riunioni erano tenute nelle epoche astronomiche determinate a questo fine. Così si costituì la cavalleria del Cristo, cavalleria laica, tollerante, che si discostava dalle pratiche abituali dei diversi cleri.
Proseguimento individuale della reintegrazione con il Cristo, gruppo di sforzi spirituali per aiutare i deboli e i principianti: tale era, riassumendo, il ruolo del Martinezismo.
Rievochiamo ora la sua situazione in Francia.
Il Martinezismo reclutò i suoi discepoli, sia per azione diretta, come avvenne per Claude de Saint-Martin, sia più frequentemente tra gli uomini già titolari di alti gradi massonici. Nel 1754, Martinez si trovava in presenza di:
1° da una parte, della Massoneria venuta dall’Inghilterra e costituente la Grande Loggia Inglese di Francia (dal 1743) che presto doveva diventare la Grande Loggia di Francia (1756) e dare origine agli intrighi del maestro di danza Lacome. Questa massoneria elementare e costituita dai tre gradi azzurri (apprendista, compagno, maestro) era senza pretese e formava un eccellente centro di selezione.
2° accanto a questa Loggia Inglese esisteva, con il nome di Capitolo di Clermont, un gruppo che praticava il sistema templare che Ramsay aveva, nel 1728, aggiunto alla Massoneria con i gradi di:
” Scozzese, Novizio, Cavaliere del Tempio” ecc. Qui è necessario una breve spiegazione. Uno dei più attivi rappresentanti dell’iniziazione templare era stato Fenelon il quale, durante i suoi studi di cabala, era entrato in relazione con parecchi cabalisti ed ermetisti. Quando, dopo la lotta con Bossuet, Fenelon fu costretto a fuggire il mondo e a esiliarsi in penosa inattività, organizzò con cura un piano d’azione che presto o tardi doveva assicurargli la rivincita.
Il cavaliere di Ramsey venne iniziato da Fenelon e incaricato di eseguire il piano con l’appoggio dei Templari che avrebbero assicurato nello stesso tempo la loro vendetta.
Il cavaliere di Bonneville, nel 1754, aveva fondato il Capitolo di Clermont con i gradi templari e perseguiva uno scopo politico ed una rivoluzione sanguinosa che Martinez non poteva approvare, nè alcun vero cavaliere del Cristo. Così, non solo Martinez, ma anche i discepoli di tutti i gradi del suo Ordine, come Saint-Martin e Willermoz, combatteranno energicamente il rito templare che in parte raggiungerà Io scopo nel 1789 e nel 1793 facendo ghigliottinare la maggior parte dei capi del Martinismo- Ma non anticipiamo.
3° oltre a queste due correnti, c’erano ancora in Francia altri rappresentanti dell’Illuminismo. Innanzi tutto citiamo Pernety che tradusse Il Cielo e l’Inferno di Swedenborg e che doveva costituire il sistema degli Illuminati di Avignone (1766) ed avere una parte importante nella costituzione dei Filaleti (1773). Allo stesso centro occorre allacciare l’opera di Chastenier (benedettino), il quale, nel 1767, a Londra gettò le prime basi del rito degli Illuminati Teosofi che brillò particolarmente a partire dal 1783, L’Illuminismo in tal modo crea parecchi gruppi uniti tra loro da un comune fine e da guide invisibili venute dal medesimo centro e che in seguito si riuniranno tutti sul piano fisico. In questa azione l’opera più feconda spetta a Martinez, poiché a lui sono stati dati dal cielo quei “poteri attivi” che i suoi discepoli ricorderanno sempre con ammirazione e rispetto.
Dal punto di vista amministrativo, il Martinezismo seguirà esattamente i gradi di Swedenborg, come constateremo nella lettera di Martinez del 16 giugno 1760.
Il titolo di Maestro Grande Architetto riassume infatti i tre gradi della terza sezione.
Sotto l’autorità d’un tribunale sovrano si costituiranno le logge e i gruppi della provincia, di cui si potranno seguire la nascita e l’evoluzione nelle sue lettere che abbiamo pubblicate.

IL WILLERMOZISMO

Fra i discepoli di Martinez, due meritano in modo particolare la nostra attenzione per le loro opere realizzatrici, sono: Willermoz di Lione e Claude de Saint-Martin.
Occupiamoci subito del primo. Jean Baptiste Willermoz, negoziante lionese, era massone quando cominciò la corrispondenza iniziatica con Martinez.
Abituato alla gerarchia massonica, ai gruppi e alle logge, egli con centrerò la sua opera di realizzazione verso questo scopo e tenderà sempre a costituire riunioni e logge d’illuminati, mentre Saint-Martin concentrerà i suoi sforzi soprattutto verso Io sviluppo individuale. Ma l’opera capitale di Willermoz sarà l’organizzazione dei congressi massonici o Conventi, che permisero ai Martinisti di smascherare, in anticipo, l’opera fatale dei Templari e che presentarono il Martinismo con il suo vero carattere di Università integrale e imparziale della Scienza ermetica.
Quando Martinez cominciò la sua iniziazione, Willermoz era venerabile regolare della loggia La Perfetta Amicizia di Lione, posto che occupò dal 1752 al 1763. Questa loggia dipendeva dalla Grande Loggia di Francia.
Nel 1760, una prima selezione era stata operata e tutti i membri detentori del grado di Maestro avevano costituito una Grande Loggia dei Maestri di Lione con Willermoz Gran Maestro.
Nel 1765, fu operata una nuova selezione con la creazione di un Capitolo dei Cavalieri dell’Aquila Nera, sotto la direzione del dott. Jacques Willermoz, fratello minore del precedente.
Nello stesso tempo, Jean Baptiste Willermoz lasciava la presidenza della Loggia ordinaria e della Loggia dei Maestri che era posta sotto la direzione del f.::. Sellonf, per mettersi a capo della loggia degli Eletti Cohen, formata dai migliori elementi del Capitolo.
Sellonf, il dott. Willermoz e J. B. Willermoz formavano il Consiglio Segreto che dirigeva tutti i fratelli di Lione.
Occupiamoci prima di quanto avveniva nelle logge dei Cohen e poi parleremo dei conventi.
Risulta formalmente dai documenti attualmente custoditi dal Supremo Consiglio Martinista e provenienti direttamente da Willermoz che le sedute, riservate ai membri di grado, di poter giustificare il loro titolo d’illuminati, erano consacrati alla preghiera collettiva ed alle operazioni che permettevano la comunicazione diretta con l’Invisibile. Possediamo tutti i particolari concernenti la modalità di questa comunicazione; ma devono essere riservati esclusivamente al Comitato direttivo del Supremo Consiglio. Ciò che dobbiamo rivelare e che getterà una grande luce su molti punti è che gli iniziati chiamavano l’essere invisibile il Filosofo Incognito; che è lui che ha dettato, in parte, il libro “degli Errori e della Verità” e che Claude de Saint-Martin non ha assunto per sè questo pseudonimo che più tardi e per ordine. Diamo le prove di questa affermazione nel nostro volume su Saint-Martin.
Ma ciò che teniamo ad affermare sin d’ora, è che la spiritualità più grande, la sottomissione più completa alle volontà del Cielo e le preghiere più ardenti a N. S. Gesù Cristo non hanno mai cessato di precedere, accompagnare e terminare le sedute presiedute da Willermoz. (Ho conosciuto molti Martinisti, sia di Lione che di altre città delle province meridionali. Lungi dall’apparire attaccati alle opinioni dei filosofi moderni, essi professavano il disprezzo dei loro principi- La loro Immaginazione, esaltata dall’oscurità degli scritti del loro patriarca, li disponeva ad ogni genere di credulità; sebbene parecchi si distinguessero per capacità e conoscenze, essi avevano la mente incessantemente occupata da fantasmi e prodigi. Non si limitavano a seguire i precetti della religione dominante; ma si davano alle pratiche di devozione della classe meno istruita. Generalmente i loro costumi erano molto regolari. Si notava un grande cambiamento nella condotta di coloro che, prima di adottare le opinioni dei Martinisti, erano vissuti nella dissipazione e nella ricerca dei piaceri. (Mounier: Influence des Illuminès dans la Revolution, Paris, 1822, pag- l57))

Dopo di che, se i clericali vogliono vedere un diavolo peloso e cornuto in ogni influenza invisibile e sono sempre disposti a confondere tutto ciò che è extra terrestre con le influenze inferiori, ciò li riguarda e noi non possiamo che deplorare tal partito preso che apre le porte a tutte le mistificazioni e a tutti gli schemi. Il Willermozismo, come il Martinezismo e il Martinismo, è sempre stato esclusivamente cristiano, ma mai clericale e giustamente. Esso dà a Cesare quello che è di Cesare e a Cristo quello che è di Cristo; ma non vende Cristo a Cesare.
” L’Agente o Filosofo Incognito” aveva dettato 166 quaderni di istruzioni, dei quali Claude de Saint-Martin aveva preso conoscenza e ne aveva copiato alcuni di propria mano.
Di questi quaderni circa 80 furono distrutti nei primi mesi del 1790 dall’agente stesso, che volle evitare di farli cadere nelle mani degli inviati di Robespierre che compirono sforzi inauditi per impossessarsene.

CONVENTI

Il 12 agosto 1778 Willermoz annunciava la preparazione del Convento delle Gallie che si tenne a Lione dal 25 novembre al 27 dicembre.
Lo scopo di questo convento era di epurare il sistema scozzese distruggendo i cattivi germi che vi avevano introdotti i Templari.
Da questa riunione uscì la prima condanna, sotto l’influenza degli Illuminati di ogni paese, del sistema di vendetta sanguinosa, che si preparava in silenzio in certe logge.
Il risultato dei lavori di questo convento è contenuto nel Nuovo Codice delle logge rettificate di Francia che si trova nel nostro archivio ed è stato pubblicato nel 1779.
Per comprendere la necessità di questo sforzo verso l’unione non dobbiamo dimenticare che il mondo massonico era in piena anarchia.
Il Grande Oriente di Francia era nato nel 1772, dall’usurpazione della Grande Loggia di Francia da parte di Lacorne e dei suoi, diretti di nascosto dai Templari i quali, dopo aver fondato il Capitolo di Clermont, si erano trasformati nel 1760 in consiglio degli Imperatori d’Oriente e d’Occidente, poi in Cavalieri d’Oriente (1762) e infine erano entrati nel Grande Oriente al seguito di Lacorne.
A cagione della loro influenza il sistema delle logge venne modificato profondamente; dappertutto il regime parlamentare con elezioni successive di tutti gli ufficiali sostituì l’antica unità e l’autorità gerarchica. Nella confusione causata da questa rivoluzione, intervennero i Martinisti per portare a tutti la conciliazione. Da ciò il primo convento del 1778 e i suoi sforzi per impedire le dissipazioni finanziarie che avvenivano dappertutto.
Incoraggiato da questo primo successo, J. B. Willermoz convocò il 9 settembre 1780 “tutte le grandi logge scozzesi dell’Europa al Convento di Wilhelmsbad, nei pressi di Hanau” (Ragon, 162) . Il Convento ebbe inizio martedì 16 luglio 1782, sotto la presidenza di Ferdinando di Brunswick, uno dei capi dell’Illuminismo internazionale. Da questo Convento sorse l’Ordine dei Cavalieri Beneficenti della Città Santa di Gerusalemme ed una nuova condanna del sistema templare. Così il Willermozismo tende sempre al raggruppamento delle fratellanze iniziatiche, alla costituzione di collettività di iniziati dirette da centri attivi collegati all’Illuminismo. Si è creduto a torto che Willermoz avesse abbandonato le idee dei suoi maestri; vuol dire conoscere male il suo nobile carattere. Sempre, sino alla morte, egli ha voluto stabilire la Massoneria su solide basi dandole per fine la pratica delle virtù per i suoi membri e della carità verso gli altri; ma ha sempre mirato a fare delle logge e dei capitoli un centro di selezione per i gruppi d’Illuminati. La prima parte della sua opera era palese, la seconda occulta; ecco perché le persone poco informate vedono Willermoz diversamente dal suo vero Carattere.
Dopo la tormenta rivoluzionaria, dopo che suo fratello fu ghigliottinato con tutti i suoi iniziati e che egli stesso a stento riuscì a sfuggire alla stessa sorte, è ancora lui che ristabilisce in Francia la Massoneria spiritualista, grazie ai rituali che aveva potuto salvare dal disastro.
Tale fu l’opera di questo Martinista, al quale dedicheremo un intero volume, se Dio vorrà.

CLAUDE DE SAINT-MARTIN E IL MARTINISMO
SAINT-MARTIN E LA MASSONERIA

Claude de Saint-Martin e il Martinismo

Se non si conosceva neppure il modo di scrivere il nome di Martinez, se non si sapeva di più circa l’opera reale di Willermoz, prima dell’apparizione delle lettere di Pasqually che abbiamo pubblicate, al contrario si è scritto molto, e strane cose, su Claude de Saint-Martin. Le critiche, le analisi, le supposizioni ed anche le calunnie fatte a questo proposito si basano unicamente sulle opere e sulle lettere exoteriche del Filosofo Incognito- La sua corrispondenza d’iniziato indirizzata al collega Willermoz, dimostra gli errori commessi dai critici e, in particolare, da Matter. E’ vero che non si poteva estrarre di più dai documenti attualmente conosciuti, soprattutto quando non si ha alcuna idea delle possibilità che offre l’Illuminismo a questo riguardo. Così attenderemo, per pubblicare queste lettere, che nuove inesattezze siano state prodotte sul conto del grande realizzatore martinista, in maniera da distruggere in una sola volta molte ingenuità e molte leggende.
Se Willermoz fu soprattutto incaricato del gruppo degli elementi martinisti e dell’azione in Francia, Claude de Saint Martin ricevette la missione di creare la iniziazione individuale e di portare la sua azione più lontano possibile. A questo scopo gli fu concesso di studiare gli insegnamenti dell’ “Agente Incognito” e possediamo, nell’archivio dell’Ordine, parecchi quaderni copiati e annotati da Saint-Martin.
Come abbiamo detto prima, il libro degli Errori e della Verità è dovuto quasi interamente a questa origine invisibile e in questo occorre vedere la causa dell’emozione provocata, nei centri d’iniziazione, dall’apparizione di questo libro, emozione che i critici cercano di spiegare con tanta pena. Questo punto, come molti altri, verrà schiarito quando sarà necessario.
Oltre agli studi relativi all’Illuminismo, iniziati accanto a Martinez e continuati con Willermoz, Claude de Saint-Martin si occupò attivamente d’ermetismo pratico e un poco d’alchimia. Aveva a Lione un laboratorio organizzato a questo scopo.
Ma lasciamo la sua vita che ricostruiremo più tardi, ed occupiamoci solamente della sua opera dal punto di vista che ci interessa.
Dovendo spingere la sua azione in lontananza, Claude de Saint Martin era costretto a compiere certe riforme nel Martinezismo. Così gli autori classici della Massoneria hanno dato il nome del grande realizzatore al suo adattamento e designano con il nome di Martinismo il movimento sorto da Claude de Saint-Martin. E’ divertente vedere certi critici, che ci asterremo dal qualificare, sforzarsi di far credere che Saint-Martin non fondò mai un ordine. Dobbiamo veramente ritenere i lettori male informati per osar sostenere ingenuamente tale assurdità. E’ l’Ordine di Saint-Martin che, penetrato in Russia sotto il regno della Grande Caterina, ottenne un tal successo al punto che venne recitata a corte una commedia interamente dedicata al Martinismo che si voleva mettere in ridicolo. All’Ordine di Saint-Martin si ricollegano le iniziazioni individuali di cui si parla nelle memorie della baronessa d’Oberkierch; infine l’autore classico della Massoneria, il positivista Ragon, che non è tenero con i Riti degli Illuminati, descrive alle pagine 167 e 168 della sua Ortodossia Massonica i cambiamenti operati da Saint-Martin per costituire il Martinismo.
Sappiamo che non vale la pena di prendere parte a queste critiche più seriamente dei loro autori e che certi massoni difficilmente perdoneranno a Saint-Martin di aver disprezzato, per tutta la vita, la massoneria positivista, come fece Martinez e di averla riportata al suo vero ruolo di scuola elementare e di centro d’istruzione simbolica inferiore. Quando si vogliono negare dei fatti storici, ci si rende ridicoli. Colui che i critici universitari hanno chiamato il Teosofo d’Amboise era dunque un realizzatore molto pratico sotto l’apparenza mistica. Usò, come Weishaupt l’iniziazione individuale, e grazie a questo procedimento, diede all’Ordine una facilità d’adattamento e d’estensione che gli invidiano molti riti massonici. E’ così vero che Saint-Martin fu il grande diffusore della Cavalleria Cristiana di Martinez, che i più violenti attacchi furono rivolti contro la sua opera, il suo carattere e anche contro la sua vita.
Occorrerebbe un intero volume per rispondere minutamente a questi attacchi; così noi ci limiteremo, in questo breve studio, a indicare, servendoci soprattutto dei documenti già stampati, quale era il vero carattere del martinismo all’epoca di Saint-Martin.

L’iniziazione Martinista – Suo carattere – Alta Spiritualità

“La sola iniziazione che predico e che cerco con tutto l’ardore dell’anima è quella con la quale possiamo entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, per compiervi un matrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fratello e la sposa del nostro divino Riparatore. Non c’è altro mistero per arrivare a questa santa iniziazione che affondare sempre di più nella profondità del nostro essere e di non cedere, finche non siamo giunti a estrarne la vivente e vivificante radice; perché allora tutti i frutti che dovremo portare, secondo la nostra specie, si produrranno naturalmente in noi e fuori di noi, come capita agli alberi terrestri, perché sono aderenti alla propria radice e non cessano di succhiarne il succo.”

Fuoco – Sofferenza

“Quando soffriamo per le nostre opere false e infette, il fuoco è corrosivo e bruciante e tuttavia deve esserlo meno di quello che serve da fonte a queste false opere; così ho detto, più per sentimento che per raziocinio (nell’Uomo di desiderio), che la penitenza è più dolce del peccato. Quando soffriamo per gli altri uomini, il fuoco è ancora più affine all’olio e alla luce; così, sebbene ci strazi l’anima e ci inondi di lacrime, non si passa per queste prove senza ricavarne deliziose consolazioni e sostanze più nutrienti.”

Carattere essenzialmente cristiano del Martinismo

I clericali hanno fatto, in ogni epoca, tutti gli sforzi per conservare solo per loro la possibilità di comunicare con il piano divino. Secondo le loro pretese, ogni comunicazione che non deriva dalla Oro influenza è dovuta sia a Satana che ad altri demoni. Essi hanno spinto la calunnia al punto di pretendere che i Martinisti non fossero cristiani e che non servivano Cristo, ma non so quale diavolo, celato sotto il suo nome.
Ecco la risposta di Claude de Saint-Martin a queste sciocchezze:
” Ma aggiungo che gli elementi misti sono il mezzo che Cristo doveva assumere per arrivare sino a noi, invece noi dobbiamo spezzare, attraversare questi elementi per arrivare sino a lui, fintanto che riposeremo su questi elementi, saremo arretrati.
” Tuttavia, poiché credo di parlare ad un uomo misurato, calmo e discreto, non vi nasconderò che, nella scuola per la quale sono passato, più di venticinque anni fa, le comunicazioni di ogni genere erano numerose e frequenti, e ne ho avuto la mia parte come molti altri e che, in questa parte, tutti i segni indicativi del Riparatore erano capiti. Ora, voi non ignorate più che il Riparatore e la causa attiva sono la stessa cosa.

IOD HE VAU HE

“Credo che la parola sia sempre comunicata direttamente sino dall’inizio delle cose. Essa ha parlato direttamente a Adamo, ai suoi figli e successori, a Noè, Abramo, Mosè, ai profeti ecc. , sino al tempo di Gesù Cristo. Ha parlato con il gran nome, e voleva trasmetterlo direttamente, e per pronunciare il quale, secondo la legge levitica, il gran prete si chiudeva solo nel Santo dei Santi; e che, secondo alcune tradizioni, portava dei campanelli attaccati al fondo della veste per coprirne la pronuncia alle orecchie di coloro che restavano nelle altre cinte.

IOD HE SCHIN VAU HE

“Quando il Cristo è venuto, ha reso la pronuncia di questa parola più centrale e più interiore, poiché il gran nome che queste quattro lettere esprimevano è l’esplosione quaternaria o il segnale cruciale di ogni vita; mentre Gesù Cristo portando dall’alto la W degli ebrei, o la lettera S, ha unito il santo ternario al gran nome quaternario, di cui tre è il principio. Ora, se il quaternario doveva trovare in noi la propria fonte nelle ordinazioni antiche, a maggior ragione il nome di Cristo deve pure attendere da lui esclusivamente tutta l’efficacia e la luce. Perciò ci ha detto di chiuderci nella nostra stanza, quando vorremo pregare: mentre nell’antica legge, occorreva assolutamente andare a pregare nel Tempio di Gerusalemme; e qui, vi rimanderò ai trattatelli del vostro amico sulla penitenza, la santa preghiera, il vero abbandono, intitolati: De Weg zu Christ, vi vedrete, ad ogni passo, se tutti i mezzi umani non sono scomparsi e se è possibile che qualcosa vi sia trasmessa veramente, se lo spirito non si crea in noi, come si crea eternamente nel principio della natura universale dove si trova in permanenza l’immagine da cui abbiamo estratto la nostra origine e che è servita da quadro al Mensebwerdung. Senza dubbio, c’è una grande virtù in questa vera pronuncia, tanto centrale che orale, di questo gran nome e di quello di Gesù Cristo che ne è il fiore. La vibrazione della nostra aria elementare è cosa molto secondaria nell’operazione con cui questi nomi rendono sensibili le cose che non lo sono. La loro virtù sta nel fare oggi e in ogni momento ciò che hanno fatto all’inizio delle cose per dare origine ad esse; e poiché esse hanno prodotto ogni cosa prima che esistesse l’aria, senza dubbio sono ancora al di sopra dell’aria, quando adempiono le stesse funzioni; e non è impossibile a questa divina parola farsi sentire, anche da un sordo e in un luogo privo d’aria, come non è difficile alla luce spirituale rendersi sensibile ai nostri occhi anche fisici, quand’anche fossimo ciechi e sprofondati nella prigione più tenebrosa. Quando gli uomini fanno sentire le parole fuori del loro vero posto e che consegnano per ignoranza, imprudenza o empietà, alle regioni esteriori o a disposizione degli uomini del torrente, esse conservano sempre senza dubbio la loro virtù, ma ne trattengono sempre in quantità, perché non si adattano alle combinazioni umane; perciò questi tesori tanto rispettabili non hanno fatto altro che provare diminuzione passando per le mani dell’uomo; senza contare che non han cessato d’essere sostituiti da ingredienti o nulli o pericolosi, che, producendo pure degli effetti, hanno finito per riempire di idoli il mondo intero, perché è il tempio del vero Dio, che è il centro della parola.”

Non termineremo questo estratto senza far notare che l’Ordine è debitore a Saint-Martin stesso, non solo del sigillo, ma anche del nome mistico del Cristo, che orna tutti i documenti ufficiali del Martinismo.
Ci vuole proprio la malafede d’un clericale per pretendere che questo sacro nome si riferisca ad altra persona che non a N.S. Gesù Cristo, il Verbo divino creatore. Antonini che nel suo libro Dottrina del Male pretende che la shin ebraica satanizza tutte le parole dove entra, dimostra semplicemente d’essere incapace di comprendere alcunchè di simbolismo.

Il Martinismo è cristiano, ma il suo spirito è nettamente anticlericale.

“L’ignoranza e l’ipocrisia dei preti sono una delle cause principali dei mali che hanno afflitto l’Europa da alcuni secoli ad oggi.
” Non tengo conto della pretesa trasmissione della Chiesa di Roma, che, a mio parere, non trasmette nulla come Chiesa, sebbene alcuni dei suoi membri possano trasmettere qualcosa, sia per virtù personale, sia per la fede dei fedeli, sia per una particolare volontà del bene.”

La pratica – gli esseri astrali

Come ogni illuminato, Saint-Martin insiste sul pericolo delle comunicazioni con gli astrali.
Testimone questo estratto della corrispondenza dei due amici.
Non si potrebbero chiamare i tre regni che la vostra scuola designava “naturale, spirituale e divino”, naturale, astrale e divino?
Tutte queste manifestazioni che vengono dopo una iniziazione, non sarebbero del regno astrale e dal momento in cui si è messo piede in questo campo, non si entra in società con gli esseri che l’abitano, di cui la maggior parte, se mi è concesso, in simile argomento, di servirmi d’una espressione triviale, sono di cattiva compagnia? Non si entra in società con esseri che possono tormentare sino all’eccesso l’operatore che vive tra questa folla, al punto di suscitargli la disperazione e da ispirargli il suicidio, testimone Schropfer e il conte di Cagliostro! Senza dubbio resteranno agli iniziati dei mezzi più o meno efficaci per proteggersi dalle visioni; ma generalmente, mi pare che questa situazione che sta al di fuori dell’ordine stabilito dalla Provvidenza possa avere piuttosto conseguenze funeste che favorevoli per il nostro avanzamento.

Saint-Martin e Cagliostro

Ciò ci induce a dimostrare con quanto sospetto l’illuminato francese considerasse l’inviato dei fratelli Templari di Germania. Nessuno meglio di Saint-Martin poteva giudicare della realtà di certi fatti prodotti da Cagliostro, delle influenze elevate che a volte si manifestavano; ma pure delle detestabili entità che, in altri momenti, non mancavano di impadronirsi dello spirito e delle anime degli assistenti.

Cagliostro

Venni a sapere che il loro maestro, malgrado l’abiezione del suo stato morale, aveva operato con la parola e che aveva anche trasmesso ai suoi discepoli la cognizione per operare allo stesso modo durante la sua assenza.
Un esempio di questo genere che ho appreso un paio d’anni fa, è quello che accadde alla consacrazione della loggia massonica egiziana di Lione, il 26 luglio 556, secondo il loro calcolo, che mi sembra sbagliato. I lavori durarono tre giorni, le preghiere cinquantaquattro ore; c’erano ventisette membri riuniti. Nel tempo in cui i membri pregarono l’Eterno di manifestare la sua approvazione con un segno visibile, e che il maestro era al centro delle sue cerimonie, il Riparatore apparve e benedisse i membri dell’assemblea. Era disceso in una nuvola azzurra che serviva da veicolo a questa apparizione; a poco a poco si elevò sopra questa nuvola che, dal momento del suo abbassamento dal cielo alla terra, aveva acquistato uno splendore così abbagliante che una giovane C., presente, non potè sostenerne la luminosità. I due grandi profeti e il legislatore d’Israele diedero segni di approvazione e di bontà. Chi potrebbe mettere in dubbio il fervore e la pietà di ventisette membri? Tuttavia, chi era il fondatore della loggia e l’organizzatore, sebbene assente dalle cerimonie? Cagliostro!
Questa parola basta per far vedere che l’errore e le forme adottate possono essere la conseguenza della buona fede e delle intenzioni religiose di ventisette membri riuniti.

Martinismo e Materialismo

L’opera pericolosa di Cagliostro non fu la sola che Saint-Martin si sia sforzato di combattere. Compì pure ogni sforzo per lottare contro i progressi dei “filosofi” (così erano chiamati) che si sforzavano di affrettare la rivoluzione diffondendo in tutta l’Europa i principi dell’ateismo e del materialismo. Erano i Templari che conducevano questo movimento perfettamente organizzato e che gli estratti di Kirchberger ci rivelano.
“ Attualmente l’incredulità si è formata un club molto bene organizzato. E’ un grande albero che dà ombra ad una parte considerevole della Germania, che dà cattivi frutti e che spinge le radici sino alla Svizzera. Gli avversari della religione cristiana hanno le loro affiliazioni, i loro osservatori e la loro corrispondenza assai bene avviata; in ogni dipartimento, hanno un provinciale che dirige gli agenti subalterni; posseggono i principali giornali tedeschi; questi giornali sono la lettura favorita del clero a cui non piace più studiare; in questi giornali essi lodano gli scritti che la pensano come loro e maltrattano gli altri; se uno scrittore vuole protestare contro questo dispotismo farà fatica a trovare un libraio che voglia incaricarsi del suo manoscritto. Ecco i mezzi per la parte letteraria; ma ve ne sono ancora molti altri per consolidare la loro potenza e umiliare i sostenitori della buona causa.
Se c’è un posto qualsiasi della pubblica istruzione o se un signore ha bisogno di un istitutore per i suoi figli, essi hanno tre o quattro persone pronte che fanno presentare contemporaneamente per vie diverse; e sono quasi sempre sicuri di riuscire. Ecco come è composta l’Università di Gottinga, la più celebre e frequentata della Germania e dove noi mandiamo i nostri figli a studiare.
Brigano pure per mettere i loro affiliati negli uffici dei ministri, alle corti di Germania; ne hanno nei dicasteri e nei consigli dei principi.
Un altro grande mezzo che usano è quello di Basilio.. la calunnia. Questo mezzo è per essi tanto più facile in quanto la maggior parte degli ecclesiastici protestanti sono purtroppo i loro agenti più zelanti; e poiché questa classe ha mille modi per immischiarsi dappertutto, essi possono a loro piacimento far diffondere notizie che colpiscono, prima che si possa aver avuto conoscenza della cosa e il tempo per difendersi.
Questa coalizione mostruosa è costata trentacinque armi di lavoro al suo capo, che è un vecchio letterato di Berlino e nello stesso tempo uno dei più celebri librai della Germania. Egli dirige, dal 1765, il primo giornale di quel paese; si chiama Federico Nicolai. La Biblioteca germanica si è impadronita, per mezzo dei suoi agenti, dello spirito della Gazzetta letteraria di Iena, che è fatta molto bene e si vende nei paesi in cui è conosciuta la lingua tedesca. Nicolai, inoltre, influenza il Giornale di Berlino e il Museo tedesco, due opere assai stimate. L’organizzazione politica e le società affiliate furono costituite dopo che i giornali ebbero sufficientemente diffuso il loro veleno. Hanno camminato lentamente, a passo sicuro; e, attualmente, i loro progressi sono così spaventosi e la loro influenza così enorme da non potervi essere più nessuno sforzo in grado di resistere; non c’è che la Provvidenza che abbia il potere di liberarci da questa peste.
All’inizio, la marcia dei Nicolaisti era assai guardinga; associa vano le migliori menti della Germania alla loro Biblioteca Universale; gli articoli scientifici erano ammirevoli e le relazioni delle opere teologiche occupavano sempre una parte considerevole di ogni volume.
Queste relazioni erano composte con tanta sapienza che i nostri professori in Svizzera le raccomandavano nei discorsi pubblici ai nostri giovani ecclesiastici. Ma a poco a poco essi insinuavano il veleno, sebbene con grande cura. Questo veleno venne rafforzato con abilità. Ma, alla fine, gettarono la maschera e, in due dei loro giornali affiliati, questi scellerati osarono paragonare il nostro divino Maestro al celebre impostore tartaro Dalai Lama (vedi l’art. Dalai Lama, in Moreri). Questi orrori circolavano tra noi, senza che nessuno, in tutta la Svizzera, desse il minimo segno di malumore. Allora, nel 1790, presi la penna e in un giornale politico, che aveva una pagina di miscellanea, risvegliai l’indignazione pubblica contro questi illuminati, Aufklarer, o esploratori, come-si chiamavano. Insistetti sull’atrocità e sulla profonda stupidità di questa bestemmia.
” In questo momento, queste persone fanno meno male con gli scritti che con le affiliazioni, gli intrighi e gli accaparramenti di posti; in maniera che la maggior parte del nostro clero, in Svizzera, è corrotto sino al midollo delle ossa. Da parte mia, faccio il possibile per ritardare almeno la marcia di questa gente. Talvolta riesco, talaltra i miei sforzi sono impotenti, perché essi sono molto scaltri, e il loro numero si chiama legione.”

Saint-Martin e la Massoneria

Se il Willermozismo si appoggiava, per il reclutamento dei quadri inferiori, sulla Massoneria, non era lo stesso per il movimento individuale di Saint-Martin. Questi non ricercava che la qualità senza mai preoccuparsi del numero ed ha sempre nutrito un disprezzo misto di pietà per i piccoli intrighi, le piccole cabale e le meschinerie delle logge massoniche.
Certi massoni, per i quali un collare sostituisce l’erudizione, si sono immaginati che Claude de Saint-Martin professasse per il suo maestro e per la sua opera lo stesso distacco che ostentava per le logge inferiori. E’ un errore derivato dalla confusione dell’Illuminismo con la Massoneria. Per dimostrare a quali ingenui errori possono arrivare coloro che giudicano senza seri documenti, diamo un estratto della corrispondenza inedita di Saint-Martin, in merito a questa questione:
” Prego (il nostro F:.) di presentare e di far accettare le mie dimissioni dall’ordine interiore, e di volermi far cancellare da tutti i registri e le liste massoniche in cui posso essere stato iscritto dal 1785; le mie occupazioni non mi consentono di seguire ormai questa carriera, non Io tedierò con un racconto particolareggiato delle ragioni che mi costringono. Egli sa bene che togliendo il mio nome dai registri non si farà alcun torto poiché non gli servo; sa del resto che il mio animo non vi è mai stato iscritto; ora non è essere legati, l’esserlo in figura. Lo saremo sempre, lo spero, come cohen, lo saremo anche con l’iniziazione.-…. (Lettera inedita di Claude de Saint-Martin a Willermoz indirizzata da Strasburgo il 4 luglio 1790 – Archivio del Supr. Consiglio Martinista di Francia ).

Questo estratto è istruttivo sotto molti aspetti.
Innanzi tutto ci dimostra che Saint-Martin non fu iscritto in un registro massonico che a cominciare dal 1785 e che solo nel 1790 si separò da quell’ambiente. Come tutti gli illuminati francesi si era rifiutato di partecipare alla riunione organizzata dai Filaleti e che si aprì il 15 febbraio 1785.
Non solo gli Illuminati francesi, ma anche Mesmer, delegato d’un centro d’Illuminismo tedesco, e tutti i membri del Rito Scozzese Filosofico rifiutarono di partecipare a quella riunione, nella quale Cagliostro fu messo in condizioni di provare le sue affermazioni.
Ma se Saint-Martin riportava la Massoneria al suo vero compito, egli non cessò mai di fare numerose iniziazioni individuali. Uno dei suoi allievi, Gilbert, fu pure, più tardi, allievo di Fabre d’Olivet. Un altro dei suoi allievi diretti, de Chaptal, fu nonno di Delaage, tanto che si può seguire storicamente, in Francia, la traccia dell’Ordine Martinista ininterrottamente, e una delle opere del cavaliere Arson ci descrive una organizzazione assai erudita di Martinisti in pieno funzionamento nel gennaio 1818, cioè dopo la morte di Saint-Martin e di Willermoz.

Opinioni sul Martinismo

Il numero dei Massoni che si sono opposti ai progressi dell’anarchia sorpassa di molto il numero di coloro che li hanno favoriti. Nel 1789, il venerabile d’una loggia martinista del Delfinato, apprendendo che alcuni briganti si erano riuniti a dei coltivatori ingannati dal falsi ordini del re, per saccheggiare e incendiare le case dei nobili nelle campagne, fece tutti gli sforzi possibili per far cessare i saccheggi.
Cercò di infondere agli altri il suo zelo per la conservazione del diritto di proprietà. Non si limitò di contribuire agli ordini severi che vennero dati contro gli incendiari e i ladri; egli stesso guidò la forza armata, combattè con essa e dimostrò sempre tanta intrepidezza nelle azioni quanta purezza nei principi.

Opinione di J. de Maistre

Per quarant’anni almeno Joseph de Maistre è stato in intimi rapporti con i Martinisti ed altri mistici: egli è penetrato nel loro spirito, nelle loro teorie e nei loro progetti. Il suo giudizio ha dunque un grande peso. Senza dubbio, rimprovera loro di detestare l’autorità, di aderire a opinioni origeniste; ma avrebbe protestato se questi mistici cristiani, che conosceva a fondo, fossero stati dei satanisti o dei luciferiani.
” E’ deplorevole che in Francia vi sono stati dei laici e anche dei preti tanto ignoranti del carattere del Martinismo da confonderlo con la più assurda delle sette moderne. Non bisogna confondere gli Illuministi tedeschi, discepoli di Weishaupt e livellatori accaniti, con il “virtuoso discepolo di Saint-Martin che non solo professa il cristianesimo, ma lavora a elevarsi alle sublimi altezze di questa legge divina.”
Questi uomini di desiderio pretendono di potersi innalzare sino alle sublimi conoscenze dei primi cristiani.

Balzac e i Martinisti

Il curioso estratto che segue ci rivela che Balzac aveva appreso, quasi certamente, in seduta d’iniziazione, la reale filiazione dell’Ordine Martinista.
” La teologia mistica comprendeva l’insieme delle rivelazioni divine e la spiegazione dei misteri. Questo ramo dell’antica teologia è segretamente restato in onore fra noi. Jacob Boehme, Swedenborg, Martinez de Pasqually, Saint-Martin, Molinos, le signore Guyon, Bourignou e Krudener, la grande setta degli Estatici, quella de gli Illuminati, in diverse epoche, hanno degnamente conservato le dottrine di questa scienza, il cui scopo ha qualcosa di spaventoso e di gigantesco.”

Unione dei Martinisti e dei Rosa-Croce

La tendenza di questi ultimi Rosa-Croce è diffondere la teoria cabalistica dell’emanazione con le dottrine del Cristianesimo, tendenza che prepara la via all’unione dei Rosa-Croce con i Martinisti e gli Illuminati.

Il Martinismo contemporaneo

La Francia che, nell’Invisibile, è la figlia primogenita dell’Europa e che, per conseguenza, deve sempre conservare il centro dello spirito iniziatico, aveva visto la maggior parte delle logge massoniche allontanarsi da ogni sforzo spirituale per racchiudersi nei compromessi nefasti della politica e per scendere sempre più in basso sino a diventare dei centri attivi d’ateismo e di materialismo.
Abbandonando lo studio dei simboli che dovevano trasmettere alle generazioni future, facendo, col pretesto dell’anticlericalismo, una incessante guerra ad ogni credenza nobile e ad ogni ricerca dell’ideale nell’umanità, i massoni francesi divennero rapidamente indegni di essere annoverati nel numero dei membri della grande famiglia massonica universale.
Fu allora che i maestri dell’Invisibile diressero la grande reazione idealistica e fornirono al Martinismo il mezzo per prendere una considerevole estensione.
Come Martinez aveva adottato lo Swedenborghismo in mezzo al quale doveva agire, come Saint-Martin e Willermoz avevano creato gli indispensabili adattamenti, così il Martinismo contemporaneo ha dovuto adattarsi all’ambiente e all’epoca, ma conservando all’Ordine il tradizionale carattere e il primitivo spirito.
L’adattamento consistette soprattutto nell’unire strettamente l’opera di Saint-Martin a quella di Willermoz. Così gli iniziatori liberi creando direttamente altri iniziatori e sviluppando l’Ordine con l’azione individuale, qualificavano troppo l’opera di Saint-Martin.
Ma i gruppi d’iniziati e d’iniziatori retti da un centro unico e ordinati gerarchicamente, caratterizzavano il Willermozismo e dovevano essere oggetto di particolare attenzione.
Ecco perché il Martinismo contemporaneo costituì, accanto agli iniziatori liberi, il Supremo Consiglio, assistito dai Delegati Generali e dai Delegati speciali, il quale amministra le logge e i gruppi sparsi attualmente in tutta l’Europa e nelle due Americhe.
Non chiedendo ai suoi membri che piccole quote, senza diritti d’ammissione all’Ordine, non esigendo alcun tributo regolare da parte delle logge al Supremo Consiglio, il Martinismo è rimasto fedele al suo spirito ed alle sue origini facendo della povertà materiale la sua prima regola.
In tal modo ha potuto evitare tutte le irritanti quistioni di denaro che hanno causato tanti disastri in certi riti massonici contemporanei; e così ha potuto pretendere dai suoi membri un lavoro intellettuale sostenuto, creando scuole, distribuendo i loro gradi esclusivamente per esame e aprendo le loro porte a tutti a condizione di dar prova di una ricchezza Intellettuale o morale qualsiasi e respingendo gli oziosi e i pedanti che pensavano di arrivare a qualcosa con il denaro. Il Martinismo ignora le radiazioni per mancato pagamento di quote e i suoi capi solamente sono chiamati a giustificare il loro titolo partecipando, secondo il grado, allo sviluppo generale dell’Ordine.

Filiazione Martinista Saint-Martin, Chaptal, Delaage

Il passaggio del Martinismo ai gruppi che dovevano dargli l’estensione dell’epoca attuale è avvenuto per mezzo di un modesto occultista che fu sempre fedele a due grandi principi: la conservazione della tradizione iniziatica dello spiritualismo, caratterizzata dalla Trinità e la difesa di Cristo all’infuori di ogni setta. Sono i caratteri dell’Incognito a cui è stato affidato il deposito sacro e Henri Delaage, poiché è di lui che si tratta, preferì restare fedele alla sua iniziazione anzichè fondare una nuova setta non tradizionale come fece Rivail (Allan Kardec).
Delaage spinse il rispetto del segreto sino al punto di non parlare dell’ origine della sua iniziazione nei libri e solo agli intimi amava parlare apertamente del Martinismo, la cui tradizione gli era stata trasmessa dal nonno, de Chaptal, iniziato da Saint-Martin. La lettera che segue giustificherà e proverà quanto diciamo.

Società Astronomica di Francia

Parigi, 19 Gennaio 1899 Al Dott. Encausse

Caro Dottore,

Non ho difficoltà a ripetervi oggi per scritto quanto vi dissi ultimamente a viva voce a proposito di Henri Delaage. Ho avuto con lui frequenti relazioni dal 1860 al 1870 e mi ricordo che spesso mi ha parlato di suo nonno il ministro Chaptal e di Saint-Martin (il filosofo incognito) che suo nonno conosceva personalmente. Si era occupato, con Matter, della dottrina del Martinismo, sulla quale quest’ultimo autore ha pubblicato un’ opera presso la Libreria Accademica Didier dove l’ho incontrato qualche volta.

firmato: Flammarion

Inoltre, ecco due estratti molto caratteristici di Delaage, circa l’origine della sua iniziazione personale.
“ Uomo di tradizione, noi ci riallacciamo, con tutte le fibre del cuore, alle sublimi istituzioni del Cristianesimo”.
“ La tradizione o conoscenza profonda di Dio, dell’uomo e della natura, è grandemente necessaria a tutti i popoli. L’uomo al quale essa è stata svelata nell’iniziazione e che incomincia a rivelarla per renderla visibile a tutti gli occhi, palpabile a tutte le mani, deve preoccuparsi di scegliere dei simboli, delle allegorie, dei miti che siano in relazione con i costumi, la natura, le conoscenze del popolo che egli aspira a dotare del prezioso beneficio della Verità- Altrimenti la rivelazione non rivelerà niente all’intelligenza nè al cuore; inoltre, se esiste qualcosa capace di istupidire un uomo e di farne un perfetto cretino è mettergli sulle labbra e dinanzi agli occhi dei simboli di cui non afferra il senso, poiché, quando si comanda all’intelligenza di conservare nella sua memoria delle cose incomprensibili inevitabilmente si impone allo spirito l’ordine di suicidarsi. Abbiamo posto in linea di massima che all’inizio del mondo il peccato aveva abbrutito l’uomo avviluppando l’anima d’organi limitati e materiali che potevano metterla in relazione con le creature finite della terra, ma troppo limitate per consentirgli di essere, come prima della caduta, in diretto rapporto con Dio. Quindi, la lotta dell’iniziato contro gli elementi della Natura, sollevati contro l’uomo decaduto: la terra su cui egli trionfa penetrando nel suo seno; l’acqua, traversandola; il fuoco, passandovi; l’aria dimorandovi impassibilmente sospesa; quindi anche la lotta con la propria carne che, con il digiuno e la castità, egli riduce in schiavitù; infine, la rinascita della sua anima alla potenza e alla luce della vita.”

Alcuni mesi prima di morire, Delaage volle consegnare a un altro il seme che gli era stato affidato e da cui non riteneva di poter estrarre alcun frutto. Povero deposito, costituito da due lettere e alcuni punti, riassunto della dottrina dell’iniziazione e della trinità che aveva illuminato tutte le opere di Delaage. Ma l’invisibile era presente e fu egli stesso che si incaricò di riallacciare le opere alla loro reale origine e di consentire a Delaage di affidare il suo seme a una terra in cui poteva svilupparsi.
Le prime iniziazioni personali, senz’altro rituale che la trasmissione orale di due lettere e alcuni punti, ebbero luogo dal 1884 al 1885, in via Rochechouart. Di là vennero trasferite in via Strasburgo dove videro la luce i primi gruppi. La prima loggia si tenne in via Pigalle, dove Arthur Arnold fu iniziato e intraprese così il cammino che doveva allontanarlo definitivamente dal materialismo. La loggia fu poi trasferita in un appartamento in via della Tour d’ Auvergne dove le tenute d’iniziazioni furono frequenti e fruttuose dal punto di vista intellettuale. I quaderni videro la luce (1887 – 1890) e fu allora che Stanislas de Guaita pronunciò il suo bel discorso iniziatico. Da questo momento i progressi sono rapidissimi.
Il gruppo esoterico, la Libreria del Meraviglioso, creata e diretta da un laureato in legge, membro fondatore della loggia: Lucien Chamuel, videro successivamente la luce e nel 1891 il Supremo Consiglio dell’Ordine Martinista veniva costituito con un locale riservato alle tenute e alle iniziazioni, in via Treviso 29, poi in via Bleue e infine in via Savoia.
Poi l’Ordine costituì delegati e logge dapprima in Francia e in diversi paesi d’Europa, poi nelle due Americhe, in Egitto e in Asia.
Tutto ciò è stato ottenuto senza che un Martinista abbia mai pagato una quota qualsiasi, senza che una loggia abbia mai fornito un regolare tributo al Supremo Consiglio. I fondatori hanno consacrato tutti i loro guadagni alla loro opera e il Cielo li ha degnamente ricompensati dei loro sforzi.
Ciò che distingue particolarmente l’iniziazione di Martinez, è l’apparizione, sin dal primo grado dei cohen, del ternario. Ci sono tre colonne di colore differenti, dominate da una grande luce. Questo ternario, unificato nel quaternario, si sviluppa armoniosamente negli altri gradi. Nel secondo grado, la storia della caduta e della reintegrazione è presentata al recipiendario e i gradi seguenti servono ad affermare la riconciliazione della creatura con il suo creatore.
Tutti questi particolari sono necessari poiché i quaderni martinisti contemporanei sono stati stampati nel 1887 e solo otto anni più tardi gli antichi catechismi delle logge lionesi pervenivano al Supremo Consiglio a dimostrare l’integrità della tradizione da Martinez sino ad oggi.

Carattere del Martinismo contemporaneo

Derivando direttamente dall’Illuminismo cristiano, il Martinismo doveva adottarne i principi. Ecco perché le nomine sono fatte esclusivamente dall’alto in basso, il Presidente dell’Ordine nomina il Comitato Direttivo, il quale designa i membri del Supremo Consiglio e i delegati generali e amministra gli affari correnti; i delegati generali nominano i capi delle logge i quali designano i propri ufficiali e sono maestri delle loro logge. Tutte le funzioni sono ispezionate direttamente dal Supremo Consiglio per mezzo degli ispettori principali e degli ispettori segreti. Tale è il riassunto di questa organizzazione che ha potuto, senza denaro, espandersi considerevolmente e resistere sino ad oggi a tutti i tentativi di accaparramento tentati successivamente da diverse confessioni e soprattutto dal clericalismo attivo. L’Ordine ha resistito a tutto, anche alla calunnia che definiva i suoi membri sia degli inviati dei Gesuiti, sia dei sostegni dell’Inferno o dei maghi neri. Ogni volta i capi sono stati prevenuti dei tentativi fatti e dei mezzi per evitarli ed ogni volta il successo è venuto a confermare l’alta origine delle segnalazioni fornite.
Il Martinismo dunque si ricongiunge attraverso i suoi capi del Supremo Consiglio all’Illuminismo cristiano. Nel suo complesso l’Ordine è soprattutto una scuola di cavalleria morale, che si sforza di sviluppare la spiritualità dei suoi membri con lo studio del mondo invisibile e delle sue leggi, con l’esercizio della dedizione e dell’assistenza intellettuale e con la creazione in ogni spirito di una fede tanto più solida in quanto basata sull’osservazione e sulla scienza. Il Martinismo costituisce dunque una cavalleria dell’Altruismo opposta alla lega egoista degli appetiti materiali, una scuola nella quale si impara a ridare al denaro il suo vero giusto valore di sangue sociale, e a non considerarlo un influsso divino, infine un centro nel quale si impara a restare impassibili di fronte ai turbini positivi o negativi che sconvolgono la Società! Formando il nucleo reale di questa università vivente che rifarà un giorno il matrimonio della Scienza senza divisione con la Fede senza epiteto, il Martinismo si sforza di rendersi degno del proprio nome creando scuole superiori delle scienze metafisiche e fisiogoniche sdegnosamente escluse dall’insegnamento classico con il pretesto che sono occulte.
Così gli esami istituiti in queste scuole vertono sul simbolismo di tutte le tradizioni e di tutte le iniziazioni, sulle chiavi ebraiche e sugli elementi della lingua sanscrita, che consentono ai Martinisti che hanno subite queste prove di spiegare la loro tradizione a molti massoni titolari di alti gradi e dimostrare che i discendenti degli Illuminati sono rimasti degni della loro origine.
Tale è il carattere del Martinismo e si capisce che è impossibile ritrovarlo integralmente in ogni membro dell’Ordine che rappresenta un adattamento particolare di questi fini generali.
Ma quest’epoca di scetticismo, d’adorazione della fortuna materiale e d’ateismo aveva tanto necessariamente bisogno di una reazione veramente cristiana, indipendentemente da tutti i cleri, siano essi o cattolici o protestanti, e legata soprattutto alla Scienza che, in tutti i paesi dove è penetrato, il Martinismo ha salvato dal dubbio, dalla disperazione e dal suicidio, molte anime: ha riportato alla comprensione del Cristo molti animi che le manovre clericali e il loro scopo d’adorazione a Cesare, avevano allontanato da ogni fede. Dopo di ciò, che si calunni, che si diffami o che si scomunichi il Martinismo, che importa! La Luce attraversa anche i vetri sporchi ed illumina tutte le tenebre fisiche, morali o intellettuali.

Gli avversari del Martinismo e le loro obiezioni

Malgrado le sue deboli risorse materiali, i progressi dell’Ordine Martinista furono rapidi e considerevoli.
Così il suo successo suscitò tre generi di avversari.
1) I materialisti atei che rappresenta molto bene il Grande Oriente di Francia;
2) I clericali;
3) Tutte le società e tutti gli individui che combattono Cristo e
cercano di sminuire la sua opera, apertamente od occultamente.
Quindi una ridda di obiezioni, di sottintesi che è necessario indicare per permettere ai membri dell’Ordine di distruggerli.

I materialisti

I materialisti, dopo aver accusato i Martinisti d’essere dei Gesuiti, degli alienati, dei “sognatori di un’altra età che non potrebbero far nulla in questo secolo dei lumi e della ragione”, sono stati messi in agitazione dai rapidi progressi di quest’Ordine ed hanno tentato di copiare l’organizzazione dei “Gruppi martinisti” senza riuscirvi; poiché essi hanno sognato di fare dei “gruppi di giovani atei” collegati al sistema elettorale del Grande Oriente.
E’ allora che ci si è preoccupati della questione del denaro. Un Ordine che procedeva così presto, doveva fruttare molto ai suoi fondatori. Quanto versavano al mese i membri? Nulla..- Quanto costavano i documenti dei delegati? Nulla… Chi pagava le spese di stampa, della corrispondenza, del segretariato e dei diplomi necessari per mettere in movimento un tale organismo? I Capi.
Dunque non si poteva più accusarli di trarre un profitto qualsiasi da un movimento al quale essi consacravano la maggior parte dei loro redditi.
Così le “persone pratiche” finiscono per credere che i Martinisti sono pur sempre convinti.

Clericali

Gli attacchi dei clericali sono più perfidi e più scaltramente presentati. Lasciando da parte ogni questione materiale, se la prendono con Io spirito e, nonostante tutte le affermazioni e le evidenze contrarie, è impossibile per loro ammettere che gli occultisti, e il vostro servitore in particolare, non dedichino al diavolo qualche segreto culto. I Martinisti quindi devono nascondere le loro intenzioni, e queste persone, che osano difendere Cristo rimettendo al suo posto il clero che lo vende tutti i giorni ai mercanti del tempio, si dedicano, secondo questi buoni clericali, alle più terrificanti evocazioni di Satana ed ai suoi più illustri demoni.
E’ strano quanto sia difficile far entrare nella testa di un redattore di un giornale di sagrestia, l’idea che il clero e Dio possano agire indipendentemente l’uno dall’altro e che si può perfettamente ammettere la bontà di Dio e la rapacità materiale del clero che vuol far credere di agire in suo nome, senza confonderli un istante. Attaccare un inquisitore, secondo il loro parere, significa attaccare Dio stesso.
Alto là!
I Martinisti vogliono essere dei cristiani liberi da ogni legame clericale e le accuse di Satanismo faranno loro alzare le spalle, chiedendo il perdono del Cielo su coloro che li calunniano ingiustamente.
Racconteremo nuovamente, a questo proposito, la gigantesca farsa composta da Leo Taxil sul tema degli “occultistes diabolisants”? Mostreremo nel suo vero aspetto la funambolesca società segreta del Laborum della quale possediamo gli esatti nomi di tutti i dignitari? Diremo in che modo Io stesso Taxil debba essere disposto a preparare una nuova mistificazione basata sulla “massoneria delle donne”? A che serve?
Non è meglio lasciarsi insultare, calunniare, denigrare in ogni modo, senza rispondere diversamente che con il perdono e la dimenticanza?
Ogni nuovo attacco, essendo ingiusto e vile, vale al Martinismo un nuovo successo e non resta mai senza ricompensa. Ecco il vero maneggio delle leggi occulte e il vero uso delle facoltà spirituali dell’uomo.
Quando accusiamo gli scrittori clericali di burlarsi allegramente del pubblico ingenuo che ingoia i loro rospi e di usare procedimenti polemici indegni di un autore che si rispetti, si potrebbe credere che ci sia da parte nostra una animosità qualsiasi e una tendenza all’esagerazione – Così ci accingiamo a mettere i nostri lettori in grado di giudicare qualcuno di questi procedimenti.
Scegliamo l’ultima perfidia apparsa. L’autore, certamente, sarà ben felice d’essere presentato al pubblico. E’ un tale di nome Antonini, professore all’Istituto Cattolico di Parigi, e il suo libro si intitola la Doctrine du Mal. Si parla di Satana, di Lucifero, del Diavolo e del suo culto là dentro, voi non potete farvene un’idea! Tuttavia gli manca l’estro di quell’eccellente Taxil, è scialbo e senza immaginazione. Non abbiamo più il buon Bitru, a cui Taxil staccò un pezzo dell’appendice caudale per offrirlo ai Gesuiti che l’accettarono con riconoscenza. E’ beninteso che gli occultisti (segnatevi), e in particolare il vostro servitore, passano parte del loro tempo in compagnia del Diavolo a fare anagrammi di cui Antonini stenta a trovare la chiave. Ma vediamo un pò un campione di questa prosa.
” Aulnay, Eliphas Levi, Desbarolles, de Guaita, per non citare che questi iniziati, riconoscono che Luce astrale significa Luce della terra, detta astrale perché la terra è un astro.
Su che cosa si basa una allegazione così strana?
” La dichiarazione degli iniziati passa generalmente inosservata, ovvero fa sorridere. E tuttavia essa costituisce la confessione più grave e più concludente del loro Satanismo.
” Poiché essi chiamano la terra un astro perché racchiude LA GRANDE STELLA CADUTA DAI CIELI così come l’Apocalisse chiama Lucifero l’arcangelo che porta la luce e precipitato nel Fuoco centrale della terra per aver voluto rendersi uguale a Dio.” (Doctrine du Mal, pag. 13)

Luce astrale vuol dire luce della terra

Il signor Antonini che si prende tanta pena per citare le parole esatte dei suoi autori non ha cercato di giustificare la citazione presente con una vera relazione, perché è semplicemente idiota!
Se la cava inventando la citazione che gli consentirà di dire le allegre cose che seguono:
“ La Terra che racchiude una stella! O miei professori d’astronomia! Dov’è questo Sole; poiché una stella è un sole, a dar retta al mio buon amico e maestro Flammarion, dov’è, questo sole, caduto nella Terra, allorchè deve essere più grosso d’essa, dov’è, questo mostro di sole che non si vede più?…….
Questo Sole, Signore e Signori, è un arcangelo; quest’arcangelo è Lucifero e Lucifero sta nel fuoco centrale della Terra e la Terra non è scoppiata nel ricevere questo nuovo Sole nel suo seno!”
Ed ecco in che modo gli occultisti confessano d’essere Satanisti!
E’ molto semplice ed è questa la roccia sulla quale Antonini costruisce la sua argomentazione. Non si potrebbe essere più cortesi.

Gli avversari del Cristo

Se i clericali accusano i Martinisti di evocare Satana o qualche altro demonio in sedute segrete che non sono mai esistite se non nella loro fervida immaginazione, al contrario altre società che pretendono di studiare l’occultismo e “sviluppare le facoltà latenti nell’uomo”, senza credere del resto all’esistenza del diavolo, fanno circolare ipocritamente delle circolari confidenziali nelle quali accusano i Martinisti di passare il tempo praticando la “Magia Nera”.
Ora la pratica della magia nera consiste nel fare il male coscientemente e vigliaccamente, e nulla è più lontano dal fine e dai procedimenti essenzialmente cristiani dei Martinisti di ogni tempo, vecchi e moderni. I Martinisti non esercitano la magia, sia bianca che nera.
Essi studiano, pregano e perdonano le ingiurie.
I Rosa-Croce spesso hanno dovuto combattere degli stregoni che abusavano dell’ignoranza e dello scetticismo contemporanei per cercare scioccamente di esercitare i loro talenti su vittime innocenti.
Ogni volta, i Rosa-Croce hanno apertamente avvisato gli individui che essi erano dediti “al battesimo della Luce” e che hanno combattuto con la preghiera. Ma i Martinisti, non appartenendo alla Rosa-Croce, non hanno mai avuto da difendere collettivamente nessuna altra causa all’infuori di quella della verità ed essi hanno agito sempre apertamente, pubblicando tutti gli atti e tutte le decisioni loro.
Invece coloro che diffamano nell’ombra e si nascondono quando si vedono scoperti, coloro che scrivono circolari ipocrite e che calunniano nascostamente i Martinisti, della lealtà dei quali hanno paura, costoro non meritano che pietà e perdono, e, quando si vedono le facoltà latenti manifestarsi con tali procedimenti, si è portati a mostrare a questi uomini che la magia nera comincia dalla diffamazione anonima che, nel piano mentale, è generatrice di larve kama-manasiche, come la bassa stregoneria del contadino analfabeta nel piano astrale. A buon intenditore, salve!

Dott. Gerard Encausse (Papus) 1899