Il perché del nome Aletheia

Il cammino iniziatico rappresenta la ricerca della VERITA’.

All’improvviso ,come tutte le illuminazioni, per caso, un giorno ti accorgi che il Tuo modo di vedere le cose non ti soddisfa più, non ti è più bastevole, ovvero dai corpo a quella esigenza interiore, che ti ha spinto alla ricerca di un qualcosa cui non hai mai saputo dar voce , ecco questo è il lavoro dell’Iniziato, che con consapevolezza cerca di dar corpo a quella sottile vocina che dall’interiorità, fino ad allora repressa , cerca di venir fuori.

Occorre un duro lavoro di discernimento tra tutte le notizie che affollano, anzi tra tutte le visioni diverse delle cose che il mondo ti offre, e tu nella speranza di trovare quella Verità cui aneli ,in totale libertà da Dogmi o Verità raggiunte da altri ,che prima di te si sono messi in cammino, cerchi di scrutare l’orizzonte alla scoperta dell’Essere supremo,del principio Uno ,poiché di questo stiamo trattando; che poi sia una parziale verità lo diremo appresso, ma ciò che, in totale libertà abbiamo raggiunto è per noi la Verità.

Ecco, l’assonanza Libertà / Verità ci fa pensare alla parola greca ALETHEIA, che tradotta ,suona come Verità, o per meglio dire, nella sua composizione semantica;derivando da a = non, lethe = oblio , fuori dall’oblio ossia risvegliarsi; il termine assume il significato di svelamento e, nel suo accesso metafisico, allude alla non segretezza dell’ESSERE, per dirla metaforicante….. scoprendo e svelando il celato noi conosciamo l’effettivo!

Dai Sofisti ai pre-socratici,da Socrate a Platone sino ai nostri giorni, il Pensatore di ogni epoca ha cercato di dare la Sua interpretazione alla Verità da conoscere e, nell’ipotesi più logica ,di svelare il proprio modo di intendere la ricerca e/o la Verità;forse il più emblematico esempio è proprio Platone con il Mito della Caverna e la sua concezione del filosofo come colui che ama la verità. Il Egli immagina gli uomini chiusi in una caverna buia, incatenati ed impossibilitati a volgere fuori lo sguardo, dove arde il fuoco, essi pertanto vedono solo delle ombre, proiettate dal fuoco; se un uomo incatenato riuscisse a fuggire fuori dalla caverna si renderebbe conto della vita oltre il buio, e se tornasse indietro gli altri non lo crederebbero , anzi, probabilmente, lo ucciderebbero, perché li priverebbe delle loro le certezze, ma egli di sicuro non potrebbe più tornare allo stato di incatenato.

Nel mito: la luce del fuoco rappresenta la conoscenza, tutto ciò che sta fuori, la Verità non celata; l’ombra percepita all’interno della caverna, dagli uomini incatenati, l’interpretazione sensibile della cose; gli uomini incatenati rappresentano la condizione naturale dell’ uomo condannato a vedere l’ombra della verità; ora, solo l’amore della conoscenza può aiutare l’uomo, che deve avere la voglia ed il desiderio di credere nel fratello che, fuggito, torna indietro per rivelare, ma soltanto il suo effettivo lavoro lo potrà togliere dallo stato di incatenato ,solo la libertà lo condurrà alla verità.

In effetti, si conosce veramente solo ciò che si ama; la verità, è quindi prima di ogni cosa movimento, desiderio di essa, chi la cerca, però, comprende che non è una creazione umana: noi siamo cercatori, non creatori, di verità, ( Tommaso), ed in tale ricerca il nostro pensiero riconosce i propri limiti, e la difficoltà della ricerca della verità, che, non sta nelle cose, come dice Aristotele, ma in noi. Per Heidegger ( pensatore della prima metà del XX° secolo ) cercare l’essenza della verità non significa cercare la verità di qualcosa, ma ciò che la caratterizza, e il” vero” è ciò che realizza un accordo.Il nostro pensiero, per essere nella verità, deve rapportarsi alla cosa in modo che questa si presenti così com’è ,senza adeguarlo alla propria facoltà conoscitiva, in quest’apertura consiste l’essenza della verità ed in questa progettualità si fonda il pensiero che l’essenza della verità è la libertà.

La verità è aletheia (non-nascondimento), svelamento dell’essere, ciò che è più vicino all’uomo e allo stesso ne è più lontano in quanto infinito, e per quanto ci sforziamo di raggiungerlo questi si sposta in continuazione, rappresentando sempre un’ulteriorità mai pienamente dominabile e comprensibile. In quest’ottica la verità, allora, non è solo Aletheia, svelamento, che ha come essenza la libertà,è anche Mistero.

In questa continua alternanza tra mistero e svelamento, l’Iniziato si muove, Einstein ha detto: “L’esperienza più bella e profonda che un uomo possa avere è il senso del mistero… Chi non ha mai avuto quest’esperienza mi sembra che sia, se non morto, almeno cieco”; ed invero noi siamo liberi, perché l’Essere (mistero) si manifesta non imponendosi, non costringendoci a riconoscerlo, rendendo possibile, anche, l’errore……si fallor sum ( S.Agostino).

Se la Verità implica tutto questo, allora la Verità non può che essere un rapporto vivente, anche se il cammino della verità è diverso per ogni uomo:, lo richiede la libertà su cui essa si fonda.

In effetti, chi vive” veramente” non nasconde nulla, in lui il suo vero essere viene fuori liberamente ed apertamente; una persona “verace” ci obbliga a porci dinanzi alla realtà del nostro cuore e se siamo vicini ad una persona “vera” non possiamo più nasconderci.

Come diceva S. Agostino la verità ci rende liberi .

Quando Gesù dice, nel Vangelo di Giovanni (14, 6) dice di essere la via, la verità e la vita, vuol intendere che non si può conoscere la verità senza percorrere la via, senza una ricerca lunga, faticosa, sofferta.

 

La verità è la via, e il fatto che altri prima di noi l’abbiano percorsa non cambia la situazione degli ultimi; tutti devono cominciare dall’inizio, in piena libertà, questo è il rispetto della Tradizione.

Lungo la via ,che è la verità, non siamo soli, ognuno percorre la sua via, ma la presenza degli altri, che lungo vie diverse vivono la stessa verità, è di grande arricchimento.

Ecco, tutto questo percorso che insieme si vorrà svolgere ci induce a determinare quale simbolo identificativo della Loggia il titolo Aletheia, per quel che ci lega e per quel che dividendoci ci condurrà……………………!!!

 

 

PROGRAMMA

La Loggia si prefigge come primo programma di approfondimento e studio, nel rispetto della Tradizione Martinista, da cui tutti dovremmo simbolicamente partire:

Lo studio del rituale Martinista;

Lo studio della rituaria;

Lo studio dei fondamenti della Kaballah e delle ventidue lettere Ebraiche nella loro triplice valenza con cenni sul Pitagorismo, poiché solamente conoscendo la semplicità delle cose nella Tradizione che si può cogliere appieno l’essenza del Martinismo e poi se si vuole ……..spiccare il volo!